Accessi in calo ai pronto soccorso?
«La verità è che non c’è più posto»

Marinoni, Ordine dei medici: dati manipolati, la riforma è stata un fallimento. Pedrini, Fimmg: i numeri falsati dai test agli operatori.

L’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera l’ha rimarcato sabato: dai dati si percepisce un calo degli accessi per Covid-19 ai pronto soccorso, e anche una piccola flessione nei nuovi contagi. E già da qualche giorno negli ospedali della Bergamasca, come al Papa Giovanni di Bergamo, la pressione allentata sui pronto soccorso viene confermata, ma si ribadisce il sold out delle Terapie intensive e dei posti letto.

L’altra faccia della medaglia, come da tempo evidenziano i medici di medicina generale, è l’alto numero dei malati Covid che si curano a casa: si calcola che almeno 3.000 in Bergamasca abbiano la polmonite da coronavirus, dei quali 1.300 necessitano di ossigeno.

«La flessione, a livello empirico, negli accessi al pronto soccorso, è registrata anche da noi. Così come a livello empirico diversi medici di base della Bergamasca segnalano un calo di nuovi casi Covid – rimarca Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Bergamo – . Ma, è il caso di parlare chiaro, se dalle sensazioni empiriche passiamo a guardare i dati ufficiali l’impressione è quella di informazioni manipolate. Perché gli accessi al pronto soccorso in flessione indicano in realtà il fatto che gli ospedali sono pieni e non hanno più posto. Non si sa più dove ricoverare i malati che, diciamo la verità, se in ospedale potessero essere accolti ci andrebbero eccome. La verità è che le degenze sono lunghe, per chi viene ricoverato, e i posti non si liberano.

E aumentano i casi più gravi, quelli che devono andare nelle Terapie intensive, peraltro già intasate. Se si è ormai capito che quando si parla di contagiati il dato equivale solo ai ricovera ti, perché solo a loro viene fatto il tampone, c’è anche l’inquinamento fornito dal fatto che adesso, da pochi giorni, i tamponi si fanno anche agli operatori sanitari, anche quelli paucisintomatici; ma il sommerso, il numero di almeno 4.000 malati nella Bergamasca seguito a casa dai medici di base con sintomi evidenti dove si legge? A questi, secondo le nostre stime, andrebbero aggiunte almeno altre 400 mila persone che hanno contratto il virus, ma che hanno solo febbre e dolori muscolari, e anche questi non hanno mai fatto un tampone. Di quali numeri parliamo allora? La verità è che se calano, in modo minimo, gli accessi al pronto soccorso, l’aumento vistoso sul territorio non è segnalato, e se non si accede in ospedale è perché non c’è più posto. Lo sa benissimo anche il 112.

Questa epidemia sta evidenziando in modo ormai lampante che la riforma sociosanitaria in Lombardia è stata una buffonata, ha fallito su tutti i fronti. E certi numeri ufficiali hanno l’aria di una manipolazione per salvare certe teste». Non va per il sottile il presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo, e neppure Paola Pedrini, segretaria regionale Fimmg, Federazione italiana medici di medicina generale. «Sono diffusi dalle autorità numeri sempre più inattendibili, non vorremmo che la confusione serva a nascondere la responsabilità dei generali nella Caporetto della sanità pubblica italiana – sottolinea – . È vero, le richieste dei pazienti ai medici di famiglia, almeno in Lombardia, sembra si stiano riducendo, ma siamo molto preoccupati che questa notizia tragga in inganno l’opinione pubblica. Sta passando un messaggio sbagliato, ovvero che diminuiscono gli accessi al pronto soccorso quindi l agente ha paura di andarci o i medici di famiglia li mandano troppo tardi.

Chi di noi sta lavorando in prima linea non si può permettere il lusso della chiacchiera: è chiaro che la gente ci andrebbe al volo in ospedale quando sta male, ma i servizi di emergenza urgenza non ce la fanno a garantire tutti i ricoveri perché posti comunque non ce ne sono: i letti non si liberano. Il ragionamento è un altro: prima si facevano i tamponi solo ai ricoverati, da qualche giorno si fanno ai ricoverati e agli operatori sanitari sintomatici, che sono quasi tutti positivi anche se con pochi sintomi. Questo ha creato un dato di positivi non ricoverati sul territorio che prima non esisteva, numeri falsi perché riferiti ai soli operatori sanitari e non alla popolazione intera. Ci chiediamo se chi gestisce i numeri è solo incompetente, se vive in un universo parallelo o se ci sta marciando».

© RIPRODUZIONE RISERVATA