Anoressia, ricoveri di minori in crescita: «Effetto pandemia»

Tra i casi anche bambine di 10 anni. Stoppa: segnali di un disagio. Bondi: punta dell’iceberg.

La pandemia ha fatto da «moltiplicatore» di un fenomeno in aumento già da prima della comparsa del Sars-Cov2: disturbi del comportamento alimentare sempre più accentuati in giovanissimi, nella stragrande maggioranza femmine, e con un’età che si sta abbassando nella fascia pediatrica.

All’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, per esempio, ci sono stati anche casi di ragazzine di 10 anni presi in carico dalla Neuropsichiatria infantile. «Con i lockdown, le restrizioni, l’impossibilità di contatti con i propri coetanei, il distanziamento sociale sono emerse le difficoltà piscologiche e psichiatriche – spiega Patrizia Stoppa, responsabile della Neuropsichiatria infantile dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo –. I segnali del disagio sono in questi ultimi mesi diventati ancora più palesi, tra i giovanissimi, attraverso episodi di autolesionismo e tentativi di suicidio, o con il rifiuto del cibo, l’anoressia, o, al contrario, ma più raro, con il consumo smodato di cibo, la bulimia.

Negli ultimi anni il trend di crescita di questi disagi tra i giovanissimi è stato sempre più visibile, la pandemia - proprio perché l’isolamento obbligato in casa e le lezioni in Dad hanno alterato la normalità dei contatti tra coetanei, interrotto il necessario confronto con le persone più adulte, negato anche l’esperienza sul proprio corpo per esempio offerta dalla pratica sportiva - ha esasperato tra i più giovani disagi poi espressi attraverso disturbi alimentari. L’esito lo abbiamo visto con gli accessi al pronto soccorso, il numero dei nuovi pazienti presi in carico negli ambulatori, e nei ricoveri, anche di pazienti che arrivano da altre aree della provincia. Probabilmente i numeri reali potrebbero aumentare ancora: la pandemia non è stata la causa, ma è stato il detonatore».

I numeri della Neuropsichiatria infantile dell’Asst Papa Giovanni di Bergamo sono una cartina tornasole. Gli accessi di pazienti tra i 12 e i 18 anni al pronto soccorso che hanno richiesto la consulenza della Neuropsichiatria infantile per disturbi del comportamento alimentare sono stati nel 2020, l’anno del Covid, 6 per anoressia e 2 per altri problemi di condotta alimentare, e nel 2021 (i dati sono riferiti fino a ottobre), sono stati 6, tutti per anoressia. Le nuove prese in carico nella Neuropsichiatria infantile di pazienti tra i 12 e i 18 anni con sintomi psicopatologici riconducibili a disturbi alimentari nel 2020 sono state 13 (con un totale di 25 pazienti in carico); quest’anno, ci sono stati 14 nuovi accessi in ambulatorio e il totale dei pazienti in carico è di 39, e i dati si riferiscono alla metà del 2021. «Sono due le fasce d’età in cui prevalentemente si evidenziano i nuovi casi di anoressia: quella tra i 12 ei 14 anni, e l’altra intorno ai 16-17 anni.

Ma in questi ultimi tempi l’età si è abbassata ancora di più – rimarca Patrizia Stoppa –. Abbiamo visto in questi mesi pazienti con situazioni di disturbi alimentari anche di 10 anni di età. Se si guarda poi ai ricoveri, il fenomeno può essere letto in modo più chiaro: nel 2021, i pazienti ricoverati in Pediatria al “Papa Giovanni”, con sintomi psicopatologici con diagnosi di disturbo alimentare seguiti dalla nostra Neuropsichiatria sono stati 12, e parlo di cifre aggiornate a ottobre». Questi ultimi ricoveri, confrontati con il recente passato, sono il segno del trend in crescita: nel 2018 i casi di ricovero erano stati 3, nel 2020 otto. «I disturbi alimentari sono il segno di una profonda sofferenza interiore – conclude Patrizia Stoppa –. Con le limitazioni della pandemia, venendo a mancare le condizioni esperenziali necessarie anche per la propria identità fisica, il disagio è emerso anche in questo modo: nei casi più gravi è come se si cercasse di fare a meno del corpo. Credo importante sottolineare che il lavoro della presa in carico di questi pazienti, per essere fruttuoso ed efficace, implichi molte risorse ben coordinate e una rete di intervento che va tenuta in condivisione e aggiornamento anche con altri professionisti, come nutrizionisti e dietisti. Interventi dedicati, fra più professionisti, che necessitano di risorse anche senza far riferimento all’intervento psicoterapeutico in senso stretto».

Così come i disturbi alimentari stanno coinvolgendo sempre più ragazzini, il fenomeno è altrettanto in crescita tra i giovani con età più elevata. «E anche in questo caso la pandemia ha fatto da detonatore: diciamo che gli strascichi del lockdown dell’anno scorso stanno diventando imponenti, su situazioni di fragilità preesistenti, e già in aumento – ribadisce Emi Bondi, direttore del Dipartimento di salute mentale dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo –. Gli accessi al pronto soccorso e ai nostri Spdc (Servizi psichiatrici di diagnosi e cura ndr), sono in aumento, e quello che si vede è la punta dell’iceberg, se si considera che per i casi di bulimia e di anoressia tra i giovani soltanto il 6% viene indirizzato in Psichiatria dai servizi territoriali. Con la pandemia, e le limitazioni, sono venuti meno importanti fattori di protezione contro il disagio psicologico, a questo va aggiunto il clima di paura, di indeterminatezza verso il futuro, lo spettro della morte tutto intorno che hanno contribuito ad aumentare l’insicurezza tipica di queste età. Non dimentichiamo che tutte le situazioni di forte stress amplificano i disagi psicologici: è vero che a volte i casi di anoressia, per esempio, sembrano situazioni degenerate dall’avvio di una semplice dieta, ma alla base c’è quasi sempre un problema legato all’elaborazione del proprio sé, da una bassa autostima, dall’accettazione del proprio essere, anche nel confronto con il mondo esterno e con gli altri. Se non posso controllare quello che c’è fuori, la gratificazione può arrivare dalla capacità di controllo che ho su me stesso: per esempio, riuscendo a non mangiare. Tornando alla pandemia, è stato ed è importante il nostro servizio offerto contro gli effetti da stress post traumatico: gli strascichi della pandemia, a livello psicologico e psichiatrico, sono molti. E stiamo seguendo diversi ragazzi con disturbi da traumi, come reduci da una guerra: ansia, disturbi del sonno, rituali ossessivi. Fenomeni in incremento, proprio come l’anoressia».

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