Asili nido, la Bergamasca soffre
C’è posto per un bimbo su dieci

L’offerta in provincia copre solo l’8% della fascia tra zero e due anni. Una realtà divisa tra casi virtuosi e buchi neri, soprattutto nelle valli.

Lontana dalle indicazioni europee. Molto lontana. La provincia di Bergamo sconta un ampio divario tra i posti disponibili negli asili nido e la popolazione tra zero e 2 anni. L’offerta dovrebbe essere almeno al 33% della richiesta, come da obiettivi europei, invece la Bergamasca si ferma solo all’8,53%. Meno di un bambino su dieci. Lo dicono i dati Istat, gli ultimi disponibili (relativi al 2016) con cui l’istituto nazionale di statistica fotografa la difficile situazione italiana. Che per cambiare necessità di politiche di programmazione con effetti a lungo termine e soprattutto investimenti, ora in gran parte sulle spalle delle famiglie. In provincia di Bergamo infatti, come evidenziano gli stessi dati, i costi degli asili nido sono coperti al 28,5% proprio dai nuclei famigliari chiamati a sacrifici che gravano non poco sul bilancio annuale. E limitano fortemente l’occupazione femminile.

Una realtà, quella bergamasca, in cui si contrappongono isole «baby friendly» a buchi neri difficili da colmare. Ci sono esempi virtuosi ovunque, dalle valli alla Bassa, oltre a una città di Bergamo che da sola ha attuato politiche espansive per rispondere ai bisogni dei cittadini come dimostra la crescita dei posti negli ultimi anni.

Su «L’Eco di Bergamo» un approfondimento con dati e commenti.

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