Assistenti educatori scolastici nel caos per quarantene e dad. Lasciati senza cassa Covid

Saltano gli spazi di «aiuto compiti», le ore di sorveglianza in mensa, l’impegno con i ragazzi prima e dopo le lezioni: con classi in quarantena, in DAD e con studenti a casa malati, gli assistenti educatori scolastici rischiano di perdere di nuovo una significativa parte del loro reddito, come accaduto a inizio pandemia.

Anche per loro è terminata il 31 dicembre la possibilità di accedere al FIS Covid (il Fondo di integrazione salariale) e da inizio anno possono solo ricorrere all’ammortizzazione ordinaria, per un massimo di 13 settimane all’anno che, in questa fase di nuovi contagi, rischiano di non bastare.

In provincia di Bergamo gli assistenti educatori scolastici sono circa 1.500. Per loro, se lo studente assistito manca da scuola, la giornata generalmente non è pagata. Si tratta di una figura professionale ibrida che lavora con alunni disabili e studenti in difficoltà nelle scuole pubbliche, pur non essendo dipendenti pubblici. Questi assistenti sono di solito assunti (anche a tempo indeterminato) da cooperative sociali che lavorano in appalto per il Comune di cui sono cittadini gli studenti a loro affidati.

«I lavoratori tamponano la situazione utilizzando la banca ore, le ferie, e, da parte loro, le cooperative sono disponibili ad aprire procedure di FIS ordinario, ma il problema è che gli ammortizzatori sono troppo limitati, rischiano di esaurirsi molto prima del termine delle lezioni a giugno” denunciano oggi Ingalill Nordli della FP-CGIL e Alessandro Locatelli di FISASCAT-CISL di Bergamo. “Assistiamo a numerose classi in quarantena e in DAD, modalità, quella da remoto, che pure viene attivata anche per gli alunni disabili, ma che nei casi più gravi non è davvero percorribile. Con le classi a casa, poi, vengono meno i servizi di sorveglianza nelle mense, che restano chiuse o con pochi ragazzi. Anche per gli educatori al lavoro negli asili nido (anch’essi dipendenti di cooperative) in queste settimane si moltiplicano le difficoltà, con intere strutture che chiudono per i contagi».

«Come già in discussione per altri settori merceologici, chiediamo che il FIS Covid venga riattivato per questi lavoratori almeno fino alla fine dello stato di emergenza, prorogato fino al 31 marzo”, concludono Nordli e Locatelli. “Non ci si dimentichi ancora una volta di chi garantisce il diritto allo studio agli studenti più fragili. Al di là di questa questione chiediamo che il tessuto sociale rifletta sull’opportunità dì valorizzare maggiormente il lavoro di cura e assistenza».

I sindacati di categoria Fp-Cgil e Fisascat-Cisl di Bergamo avevano denunciato le difficoltà vissute da questi lavoratori già nel settembre 2020. Poi, ad inizio 2021, avevano lanciato una petizione sulla piattaforma Change.org. Oltre 1.900 firme erano state raccolte. Tra i firmatari, comparivano anche molti assistenti educatori, alcuni dei quali avevano accompagnato la loro adesione online con commenti più che eloquenti: «Amiamo il nostro lavoro, ma non possiamo continuare a farlo come se fossimo dei volontari» aveva scritto una di loro, un’assistente scolastica di nome Benedetta.

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