Atalanta-Roma, nove ultrà
condannati per gli scontri

Due anni e 4 mesi ai tifosi a processo per i disordini del 22 novembre 2014: colpevoli per due capi su otto. Assolto un imputato.

Colpevoli per due capi d’imputazione su otto, nove imputati condannati a 2 anni e 4 mesi, uno assolto «perchè il fatto non sussiste». Tremila euro di provvisionale all’ex dirigente della Digos di Bergamo Giovanni Di Biase, parte civile a processo con il Comune di Bergamo e altri due poliziotti di Padova. «In guerra la verità è la prima vittima», aveva sottolineato la difesa nella discussione in aula otto giorni fa, citando il drammaturgo greco Eschilo. Sostenendo che la sera del 22 novembre 2014, subito dopo Atalanta-Roma, nelle strade attorno allo stadio, tra via Baioni e viale Giulio Cesare, ci fu davvero una «guerra», ma che i dieci ultrà atalantini a processo per quegli scontri, con l’accusa di violenza aggravata a pubblico ufficiale, danneggiamento e lesioni aggravate, non fossero sul luogo del «delitto»: non loro, non nella mezzora contestata dagli inquirenti, non secondo la ricostruzione degli investigatori della polizia e i fotogrammi «cristallizzati» dei filmati agli atti. Non oltre il ragionevole dubbio che porta alla condanna.

Ma mercoledì 23 gennaio, in abbreviato, a distanza di un anno e mezzo dall’inizio del processo, dopo la richiesta di condanna a tre anni del pm Giancarlo Mancusi e la testimonianza in aula di Di Biase, del vicequestore aggiunto Angelo Lino Murtas e dell’agente Vittorio Sangiovanni, il gup Marina Cavalleri ha condannato M. B., F. R., D. U., L. B., F. P., M. R., A. S., A. P. e M. T. (pena sospesa per L. B. e F. R.), ritenendoli colpevoli di aver assalito le forze dell’ordine in via Giulio Cesare con lancio di oggetti, tra cui le fatidiche bombe carta, e di aver provocato le ferite all’allora dirigente Digos Di Biase.

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