Bergamo, crollo delle nascite
Persi 5.136 iscritti negli asili paritari

In 8 anni calati del 22% nella Bergamasca. Noris (Pastorale scolastica): «Un problema culturale».

Le prime a fare le spese del calo delle nascite sono le scuole dell’infanzia. Meno bambini che nascono significano meno bambini iscritti nelle scuole, e, nel sistema generale, anche quelle paritarie soffrono. Patrimonio della Bergamasca, che da sempre ha un numero importante di scuole paritarie (spesso a ispirazione cattolica), le scuole dell’infanzia si trovano in ogni angolo della provincia. Negli ultimi anni è innegabile però che anche questo ramo della scuola abbia sofferto.

L’andamento dal 2011/2012 a oggi

I numeri in effetti non mentono: nell’arco di soli otto anni, il numero di scuole dell’infanzia che aderiscono ad Adasm (Associazione degli asili e delle scuole materne) è diminuito notevolmente, del 6,2% in totale. A calare significativamente è il numero di bambini iscritti a questo tipo di percorso: gli alunni delle materne paritarie calano del 22.09%, e passano dai 23.252 iscritti ai 18.116 (5.136 in meno). Ma se il numero di scuole ancora tiene (da 242 a 227, 15 in meno), quanto possa essere significativo il calo lo si può intuire dal numero delle sezioni delle singole scuole, che fa segnare un decremento del 15,11% sul totale (da 933 a 792). A diminuire è anche il numero dei lavoratori nella scuola: oggi sono circa mille gli insegnanti che collaborano con le realtà di questo tipo. L’unico dato a crescere negli ultimi otto anni è quello degli alunni disabili, che passano da 302 a 400 aumentando del 32,45%. Una tendenza demografica che non può che far riflettere. «L’anno scorso a giugno la consulta regionale per la scuola delle diocesi di Regione Lombardia – racconta Daniela Noris, direttrice dell’Ufficio per la Pastorale Scolastica della diocesi di Bergamo - ha dedicato un convegno proprio al tema della denatalità. È un fenomeno che inizia a dare i primi segnali, evidenziando un calo evidente nel numero dei bambini. Questi sono i primi anni in cui si registrano ripercussioni anche sull’andamento delle scuole. Tutti sappiamo che non è però solo un problema di iscrizioni nelle scuole, che sono costrette a ridimensionare nel numero la propria presenza e le proprie classi». Dietro alla denatalità c’è molto di più. «È un problema culturale – continua Noris -. Culturalmente la presenza di figli nelle famiglie o il pensiero di poter dar vita a una famiglia che comprenda anche figli, non è più un dato scontato o implicito nel progetto di coppia. L’aspetto culturale a mio parere è molto significativo, seguito dalle difficoltà economiche. C’è anche la consapevolezza che un’inversione di tendenza potrebbe esser fatta solo a patto di passare ai giovani un’idea di futuro e di presenza dei figli che non sia solo legata all’ ombra di paure e di incertezze, che invece in questo periodo sono preponderanti».

«L’attenzione alle famiglie»

Una situazione che, comunque, inevitabilmente coinvolge anche le scuole paritarie, «che sono più sensibili – aggiunge Noris - a questi cali numerici dei bambini perché l’aspetto amministrativo ed economico è strettamente collegato al numero di bambini iscritti». Così, per affrontare le difficoltà, si punta sulle peculiarità, sugli aspetti che rendono l’offerta delle scuole paritarie di qualità. «Abbiamo un’attenzione particolare al sistema famiglia del bambino – conclude Noris -, che è sempre stata una caratteristica delle scuole paritarie, ma in questo periodo è ancora più importante lasciarsi interpellare e leggere le esigenze delle famiglie, che nel frattempo cambiano velocemente. Un altro aspetto forte è quello legato alla sinergia interna tra gli insegnanti che lavorano in questi ambienti. Costruiscono percorsi insieme, cercano di innovare e di trovare soluzioni originali ai problemi di ogni giorno, facendo entrare la scuola in una dimensione comunitaria importante: la scuola diventa un luogo dove si vive e dove si vivono relazioni positive. Ovviamente non può mancare l’attenzione alla qualità dell’insegnamento. L’utenza che si rivolge alle paritarie è sempre più esigente, ma le nostre scuole vengono premiate da un’azione educativa e formativa importante».

L’Adasm accoglie tra i suoi associati anche 57 nidi integrati, che ospitano 1.460 bambini seguiti da 222 educatori, e 97 sezioni primavera, che accolgono 1.352 bambini e 179 educatori. «La carenza di fondi e le difficoltà legate al calo demografico – sottolinea il presidente di Adasm Fism Bergamo, Giovanbattista Sertori – portano nuove sfide che chiedono alla scuola non solo di ripensare il progetto educativo – didattico, ma anche di studiare e di sperimentare nuove modalità organizzative che permettano di coniugare qualità e risparmio. Le difficoltà possono scoraggiare dal mantenere in vita un servizio prezioso quale sono le nostre scuole dell’infanzia. Dobbiamo allora rafforzare le motivazioni che ci portano a dare il nostro tempo e le nostre competenze per queste scuole».

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