Bergamo, occupazione a livelli tedeschi
«Ma attenzione alla qualità del lavoro»

Il sociologo Reyneri: all’estero aumentano i super tecnici, da noi la fascia bassa. E senza ceto medio, l’ascensore sociale si blocca. Donne: in Italia record di part time non voluto.

A metà marzo l’Istat ha certificato che il tasso di disoccupazione in provincia di Bergamo, pari al 4,2%, è tra i più bassi d’Italia, secondo solo a Bolzano. «Siete un’isola felice – sottolinea Emilio Reyneri, sociologo dell’Università Bicocca di Milano – e vi attestate su livelli “tedeschi” ben lontani dal tasso di disoccupazione medio italiano, pari all’11%, e addirittura sei volte inferiore rispetto al 24% che si registra in alcune province meridionali. Ma non dovete dimenticare i rischi che anche un territorio come il vostro corre».

Quali sono queste insidie?
La più pericolosa è che in tutti i Paesi economicamente avanzati si sta manifestando la contrazione del numero di addetti nella fascia dei lavoratori con una media qualificazione: si riducono quindi gli impiegati d’ordine e gli operai specializzati. Ma mentre all’estero, a fronte di questa contrazione, aumentano i tecnici iper-qualificati e i lavoratori delle professioni intellettuali, in Italia si verifica una polarizzazione contraria: da noi stanno aumentando i lavori poco qualificati, quelli della fascia bassa. Il numero degli occupati in Italia cresce soprattutto grazie a camerieri e commessi nel comparto del turismo, facchini e trasportatori in quello della logistica, addetti ai servizi alla persona».

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