Bergamo, traffico illecito di cuccioli di cane
Sequestrati 150 animali in 6 mesi

Otto persone sono state arrestate per associazione a delinquere. Portavano dall’estero cani di tutte le razze in età di pre-svezzamento e grazie anche a due allevamenti compiacenti della bergamasca gli mettevano microchip e poi li vendevano.

Importavano cuccioli di cane di varie razze tutti in età di pre-svezzamento, con un mese di vita al massimo, da allevamenti di Ungheria, Polonia e Slovacchia. Li trasportavano in piccole gabbie, scatole di cartone o ceste di materiale plastico solitamente utilizzato per il trasporto di pulcini, stipati nei bagagliai delle auto, senza acqua e con insufficiente sistema di aerazione. Poi, grazie al coinvolgimento di un veterinario della provincia di Milano e a due allevamenti della provincia di Bergamo, che simulavano la nascita dei cuccioli nelle proprie strutture, microchippavano i cani e producevano la documentazione falsa per farli apparire nati in Italia.

Infine li commercializzavano sui normali canali di vendita e anche attraverso inserzioni su siti web dedicati al commercio on-Line. Agiva così una banda di otto persone, sei cittadini italiani e due stranieri, dedita al traffico internazionale di cuccioli di cane, sgominata dalla Polizia stradale di Amaro (Udine) al termine di un’indagine avviata nel mese di dicembre 2017 a seguito di un sequestro di 65 cuccioli intercettati in un’auto lungo la A23 ad Amaro. Le indagini, condotte nei mesi successivi e coordinate dal sostituto procuratore Andrea Gondolo, hanno consentito di ricostruire il traffico e sequestrare circa 150 cuccioli in sei mesi.

L’attività, presentata oggi in conferenza stampa dal Comandante della Polizia stradale di Udine, Vice Questore Aggiunto Rita Palladino, si è chiusa in questi giorni con l’emissione di otto misure cautelari - in cui si ipotizza il reato di associazione per delinquere nei confronti di sei cittadini italiani e due stranieri - dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e il divieto di espatrio a carico di tutti gli indagati.

Le perquisizioni, condotte nelle residenze private, negli allevamenti, nei negozi di animali e nelle cliniche veterinarie in cui operavano tra le province di Bergamo, Como, Reggio Emilia e Milano, hanno portato al sequestro di altri sei cuccioli, di numeroso materiale cartaceo, computer e telefoni utili per lo sviluppo delle indagini.

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