Bossetti gioca le sue carte in appello
Una foto e il luminare inglese del dna

Una foto satellitare e il parere di un luminare inglese della genetica, il professor Peter Gill, docente dell’Università di Oslo (Norvegia). Sono le carte che la difesa di Massimo Bossetti, condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, giocherà al processo d’appello al via venerdì mattina a Brescia.

Gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini le hanno inserite nelle cento pagine di motivi aggiuntivi con cui hanno farcito la richiesta di appello. L’immagine - la cui notizia è stata anticipata ieri dal Fatto Quotidiano - è stata recuperata dai satelliti e si riferisce al campo di Chignolo d’Isola dove l’adolescente fu trovata morta il 26 febbraio 2011, tre mesi esatti dopo la scomparsa da Brembate Sopra. Questo non sposterebbe nulla in merito al profilo genetico di Ignoto 1, la cui attribuzione a Bossetti, secondo la Corte d’assise di Bergamo che ha condannato il muratore di Mapello all’ergastolo «è in termini di certezza». Il Dna è la prova «granitica», secondo i giudici di primo grado, che l’imputato è l’autore dell’omicidio. Il dettaglio della foto, però, per i difensori, servirebbe a minare l’impianto accusatorio, perché - sostiene Salvagni - «la Procura ha sempre sostenuto di non poter disporre di foto satellitari di quel campo, mentre noi dopo indagini difensive lunghe e complesse abbiamo trovato questa immagine e l’abbiamo prodotta a supporto della richiesta di perizia su più elementi».

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