Bruxelles deferisce l’Italia alla Corte Ue
Anche Bergamo deve ridurre lo smog

La Commissione europea ha deferito l’Italia in Corte di giustizia per il superamento dei limiti di diossido di azoto. Dieci le città nel mirino tra cui Bergamo.

La Commissione europea ha deferito l’Italia in Corte di giustizia Ue per il superamento dei limiti di No2 (diossido di azoto) in 10 aree e per le carenze nei sistemi di trattamento delle acque di 620 comuni in tutto il territorio nazionale. Decisioni che conferma la legislazione ambientale come la materia più difficile nei rapporti tra Roma e Bruxelles: i contenziosi in questa materia sono 19 su un totale di 73, tre procedure di infrazione sono già sfociate in sentenze da parte della Corte con multe e penalità che dal 2014 in poi sono costate 453 milioni.

Insieme a altre due condanne (aiuti di Stato a Venezia e Chioggia e contratti di formazione lavoro) dal 2011 a fine febbraio 2019 le inadempienze nazionali, alcune delle quali durano da oltre tredici anni, sono costate allo Stato 589 milioni di euro.

Con la decisione odierna la Commissione ha invitato l’Italia a adottare misure adeguate per ridurre i livelli di smog in 10 agglomerati, tra cui Milano, Torino, Bergamo, Brescia, Genova e Roma, in cui risiedono circa 7 milioni di persone. È il secondo deferimento per la qualità dell’aria dopo quello arrivato l’anno scorso per lo sforamento dei limiti di Pm10, con il problema che appare di natura strutturale soprattutto nella Pianura padana.

Secondo il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, la decisione della Commissione è la conferma che «c’è un problema da parecchio tempo, quindi bisogna fare delle cose», e per questo «a maggior ragione difendo il progetto dell’area B», che estende la zona a traffico limitato dal centro (area C) a gran parte del territorio della città.

Cittadini per l’aria e ClientHearth chiedono «un cambio di marcia netto e nuovi piani di qualità dell’aria, che riportino nel più breve tempo possibile i livelli di smog al di sotto dei limiti di legge». Legambiente chiede un Piano nazionale contro l’inquinamento e Greenpeace propone una roadmap per bandire i diesel dalle strade. I Verdi accusano il governo di «continuare a fare leggi propaganda».

L’altro fronte su cui è intervenuta nella giornata di giovedì 7 marzo Bruxelles è il mancato adeguamento dell’Italia alle norme della direttiva Ue del 1991 sul trattamento delle acque di scarico urbane, anche in aree sensibili dal punto di vista ambientale. Il deferimento di oggi riguarda 620 agglomerati in 16 regioni. «L’Italia – sottolinea una nota della Commissione europea – non rispetta le norme dell’Ue in queste regioni da oltre 13 anni, con notevoli rischi per l’ambiente e la salute umana in un gran numero di agglomerati». Sono ben quattro le procedure di infrazione in corso sulle acque reflue, con un migliaio di comuni (dalle grandi città alle località turistiche) e agglomerati non a norma in tutto il territorio nazionale, fatta eccezione per Emilia Romagna e Molise. L’Italia è già stata condannata dalla Corte Ue a pagare 25 milioni di euro di multa, più 30 milioni per ogni semestre di ritardo nella messa a norma di fogne e depuratori di oltre settanta agglomerati con più di 15mila abitanti.

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