Bufera giudiziaria sulla Fiera
«I rimborsi spese? Scuse istrioniche»

La gip Gaudino le ha definite «istrioniche». Sono le giustificazioni che Stefano Cristini ha fornito durante il Cda del 30 maggio sui falsi rimborsi spese.

Il direttore in quella sede ha dichiarato che «tale condotta sarebbe stata tenuta solo al fine di coprire alcuni ammanchi di denaro corrente, utilizzato per le più disparate ragioni: acquisto irregolare di carburante da destinare alle tensostrutture provvisorie, spese per ristoranti, ammanchi dovuti a errori di conteggio da parte delle cassiere e dei parcheggiatori, spese di vigilanza in occasione della Fiera di Napoli».

Quest’ultima voce per il giudice si divide tra una «sorta di pizzo-mancia per la custodia dei veicoli» e «la vigilanza/scorta armata per andare a depositare denaro in banca durante la fiera napoletana». Per la Gdf l’acquisto del carburante in contanti sarebbe un clamoroso autogol, perché Cristini sarebbe andato a pagare un’accisa superiore e non avrebbe potuto detrarre la spesa a bilancio. Quanto agli ammanchi di cassiere e parcheggiatori, sarebbe bastato un verbale di poche righe (previsto dalla legge), certamente più comodo che creare una contabilità parallela poi da giustificare.

Cristini aveva riferito a Bagini di ricevere un «fuori busta» annuo di quasi 12 mila euro, tra premi e somme extra-stipendio che venivano giustificati «attraverso falsi rimborsi spese». Trigona a un certo punto decide di regolarizzare il surplus con una lettera che gli inquirenti sospettano compilata negli ultimi mesi, dopo l’esplosione del caso rimborsi, e retrodatata al 2018. Il tutto, scrive il gip, «per cercare di giustificare almeno una parte delle condotte appropriative di Cristini».

Non è escluso, sostiene qualche inquirente, che il presunto secondo stipendio del direttore fosse tenuto debitamente nascosto perché avrebbe imbarazzato un ente che si trovava a perdere ogni anno sempre di più e, paradossalmente, ad aumentare i compensi del direttore. Che aveva esordito con uno stipendio (regolare) da 81.243 euro annui nel 2008 (quando Promoberg aveva un utile di 323.640 euro) ed era giunto nel 2017 a percepire (sempre regolarmente) 175.003 euro (con una perdita di esercizio di 241.422 euro).

La vicenda è venuta alla luce mercoledì 3 luglio: alle 7 del mattino è infatti scattato il blitz della Guardia di Finanza: l’accusa è di peculato –avrebbe incassato indebitamente quasi 140 mila euro – per Stefano Cristini, direttore della Promoberg Ente Fiera, finito ai domiciliari. Misure interdittive per il segretario generale Luigi Trigona e il presidente del Collegio sindacale Mauro Bagini, sospesi dagli incarichi. Tra i 7 indagati il presidente Ivan Rodeschini e gli altri membri del Collegio sindacale Gianfranco Ceruti e Pierluigi Cocco, oltre all’impiegato amministrativo Diego Locatelli. L’inchiesta è partita da un esposto del sindaco Gori, consigliere d’amministrazione («Ho fatto solo il mio dovere» si limita a dire) e in poco meno di due mesi i finanzieri hanno raccolto una serie di elementi a carico del direttore, ora formalmente accusato di aver simulato falsi rimborsi.

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