«Carrara»: il rilancio
è una strada in salita

Portiamo pazienza. Dovremo aspettare sino a settembre per capire come sarà l’Accademia Carrara del futuro. Se potrà diventare davvero «punto di riferimento culturale e meta irrinunciabile per appassionati, studiosi, turisti nazionali e internazionali», come abbiamo sentito dire lo scorso aprile, un anno dopo la riapertura.

Tra un mesetto o poco più sapremo cosa prevede il programma culturale triennale presentato dalla direttrice Daffra al Cda della Fondazione, al sindaco e all’assessore alla Cultura. Intanto un primo bilancio, a 15 mesi dalla riapertura, si può fare. Le code delle giornate inaugurali sono un lontano ricordo. Negli ultimi due mesi l’affluenza ha registrato un calo definito «fisologico» - i dati ci sono stati promessi in settembre, vedremo - di certo le sale non sono affollate, eppure in Città Alta i turisti non mancano, e non saranno tutti solo interessati a pizzette e gelati. Evidentemente gli eventi - parola che sta ad indicare concerti, conferenze, cene a tema, proiezioni cinematografiche, e tutto quanto può aiutare a dare maggiore visibilità al museo - non bastano. Ci vuole altro per attrarre il pubblico e conquistarne di nuovo.

«Dovete riuscire a inventarvi qualcosa per mantenere vivo il rapporto tra il museo e il territorio», raccomandava lo storico direttore Francesco Rossi, in visita alla pinacoteca l’estate scorsa. La direttrice Daffra ha detto da subito di essere «un po’ frenata sulle grandi mostre», e di preferire un museo capace di fare ricerca e impegnato nella didattica, in grado di allacciare rapporti con i grandi istituti d’arte internazionali. L’occasione per portare nuovi visitatori nelle sale del museo può essere data, in tempi più veloci, anche dalle esposizioni temporanee, e il successo del Sarto del Moroni, capolavoro intorno al quale era stata riallestita per l’occasione una sala del museo, l’ha dimostrato. Poi sono arrivate le Madonne del Crivelli, le tele del Boccaccino e di Boldini, ma ospiti occasionali, per quanto illustri, e poco «comunicati» non bastano ad accrescere il pubblico.

Anche lo slittamento progressivo delle esposizioni di peso - leggasi Pisanello prima e Raffaello poi - non giova all’inizio di questa avventura. Così come non aiuta la diffusione di notizie con il contagocce, con conferenze stampa annunciate e poi rinviate, e iniziative come le aperture serali a prezzo ridotto nei fine settimana rese note fuori tempo massimo.

La sensazione è che la strada per il rilancio della Carrara sia ancora lunga e tutta in salita. Nessuno pensava che l’operazione fosse facile e che la Fondazione potesse fare miracoli, ma ci si augurava una partenza più decisa. Certo, serve tempo per far rinascere un museo che ha fatto i conti con anni di chiusura, e soprattutto servono soldi che oggi nemmeno le fondazioni private possono più garantire. È di ieri l’ufficializzazione della notizia che il gruppo Vitali spa finanzierà i lavori della barchessa di destra. Una boccata d’ossigeno attesa mesi.

Che il problema della cassa sia reale lo dimostrano le parole del sindaco Gori, presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione, dette in Consiglio comunale lo scorso giugno. «Dobbiamo migliorare le operazioni di raccolta fondi» aveva ammesso, dichiarando che è arrivato il momento di accelerare la ricerca di nuovi partner e di sponsor per singoli eventi. Perchè il futuro è dietro l’angolo, e Palazzo Frizzoni non vorrebbe ritrovarsi sulle spalle il peso di un museo per il quale ha già messo a bilancio quattro milioni di euro per i prossimi sei anni, soldi che potrebbero non bastare.

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