Catena di trapianti salva 4 vite
Rene a un 48enne del Papa Giovanni

È stata una «catena di Sant’Antonio» di trapianti incrociati quella che ha permesso di salvare quattro pazienti: uno al «Papa Giovanni XXIII».

Ad iniziarla, ha spiegato il ministro Beatrice Lorenzin in una conferenza stampa, è stata una donatrice «samaritana» milanese di 60 anni, non legata affettivamente a nessuno dei pazienti, che ha deciso spontaneamente di offrire un rene. La catena d’interventi, durata 33 ore, ha interessato 55 persone tra medici, infermieri, rianimatori, operatori della polizia di Stato, che hanno trasportato gli organi con la Lamborghini in dotazione.

Il rene del donatore samaritano, una donna, è andato a Pisa, mentre un congiunto del paziente pisano ha donato un proprio rene ad un paziente compatibile nella stessa città. A sua volta il secondo donatore pisano, congiunto del paziente, ha donato un proprio rene alla struttura di Siena, e a sua volta un donatore senese ha dato un rene al «Papa Giovanni XXIII» di Bergamo, che è stato usato per un paziente in lista d’attesa: un 48enne indiano residente in provincia. «Sono tutte coppie in cui c’era un donatore e un ricevente ma non compatibili tra loro, succede nel 15% dei casi - ha spiegato il direttore del Centro nazionale trapianti Alessandro Nanni Costa -, il donatore samaritano scardina questo problema. Abbiamo un altro donatore samaritano, altri sono in studio, speriamo di farne altri».

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