Commercio, crisi senza precedenti
Cgil: «Chiudono anche le catene»

L’allarme del sindacato orobico: «Dipendenti spinti alle dimissioni e crescita della richiesta di ammortizzatori sociali dal mese scorso del 9%».

«Una crisi davvero preoccupate che colpisce sia le piccole attività commerciali che i grandi gruppi come Scarpe&Scarpe, Conbipel, H&M e Kidlitz»: anche a Bergamo nei settori del terziario il sindacato è in allarme. Mario Colleoni, segretario generale della Filcams-Cgil provinciale, interviene facendo il punto sul settore seguito dalla sua categoria.

«A dicembre la richiesta di ammortizzatori sociali è cresciuta del 9,6% rispetto al mese precedente, unico comparto ad assistere a una tale dinamica. Certo, già nella fase pre-Covid nel terziario e nei servizi i dati non erano incoraggianti e il lavoro era sempre più povero, sia dal punto di vista salariale che delle tutele, soprattutto nel commercio, nelle pulizie, nelle mense e nella vigilanza».

È una crisi, dunque, che viene da lontano: «Negli ultimi sei anni la ripresa dei consumi è stata inferiore rispetto a quanto era avvenuto tra il 2005 e il 2008. A Bergamo e in Lombardia il potere d’acquisto negli anni è cresciuto in modo molto limitato rispetto ad altri grandi paesi europei. Un tema questo che deve prevedere risposte immediate.

Nella nostra provincia come nel territorio regionale, rispetto al primo semestre del 2019, il numero degli occupati del settore risulta essere notevolmente diminuito: si stima che circa 100.000 mila persone in Lombardia, oltre 7.000 solo a Bergamo, non siano più attive nel comparto. Sono numeri impressionanti dietro ai quali ci sono vite di persone. Nei nostri uffici abbiamo ascoltato qualche racconto di lavoratore spinto a dimettersi, visto che licenziare non è possibile.

Molte imprese all’interno del settore negli anni hanno sottovaluto l’avvento di nuovi scenari e il cambiamento delle dinamiche della domanda: gli investimenti nelle piattaforme e nell’e-commerce, così come le aggregazioni da parte dei piccoli imprenditori, sono stati a Bergamo molto esigui e questo ha consentito ai grandi gruppi di acquisire sempre più quote di mercato a discapito dei piccoli commercianti, che oggi sono i primi ad essere in difficoltà.

Le stime dicono che la pandemia ha fatto da acceleratore: in questo periodo l’Italia ha avuto una crescita di e-commerce di circa il 31% rispetto ad altri Paesi. Questa spinta ha in parte trasformato le modalità di consumo e portato a un approccio all’acquisto nuovo per molti consumatori.

Urge fare un passo in avanti. Il mondo che ricordiamo difficilmente tornerà, i lavoratori hanno bisogno oggi più di ieri di risposte e di buona occupazione, se non nel medesimo settore, almeno in grado di garantire loro libertà e autonomia».

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