«Continue sopraffazioni, poi l’omicidio»
Morte di Marisa, il gup: premeditazione

Nella condanna all’ergastolo di Arjoun, colpevole della morte di Marisa Sartori, il gup motiva: «Prove d’inequivocabile premeditazione».

«L’omicidio di Marisa Sartori si colloca nell’ambito di una relazione improntata alla sopraffazione morale e fisica nei confronti della moglie». Non si spiega l’uccisione di Marisa e il tentato omicidio della sorella di lei, Deborha, se non si ricostruisce il clima di «persecuzione e molestie» creato e alimentato da Ezzedine Arjoun di cui il delitto del 2 febbraio scorso, in via IV Novembre a Curno, sarebbe l’ultimo atto di una tragedia annunciata. Che tale sia stata lo scrive il gup Massimiliano Magliacani nelle motivazioni della sentenza di condanna all’ergastolo, in abbreviato, per il marito Arjoun, ritenuto colpevole di aver premeditato il delitto, di violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia nei confronti di Marisa e di porto illegale di un coltello.

«La prova delle premeditazione è insita in tutto il comportamento dell’imputato», scrive il giudice che colloca l’omicidio nel clima di «persecuzione e molestie» creato e alimentato da Arjoun. Per il giudice, invece, la versione di Arjoun che sostiene di essere andato a Curno il 2 febbraio per chiarire con la moglie aggirando il veto di Deborha, è «menzognera».

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