Dal carcere Maniero scrive alla figlia
«Mamma ha ingigantito tutto»

L’ex boss della Mala del Brenta in carcere a Bergamo su ordine del Tribunale di Brescia per maltrattamenti alla compagna: «Ha raccontato cose che non ho fatto nemmeno quando ero giovane». Ma il giudice: i racconti della donna circostanziati e precisi. Lunedì 21 ottobre l’interrogatorio in via Gleno.

Davanti al gip – appuntamento lunedì 21 ottobre nel carcere di Bergamo – non vuole trincerarsi dietro al silenzio, ma intende raccontare la sua verità e difendersi. Dal carcere di Bergamo, dove è rinchiuso da venerdì scorso, Felice Maniero punta a ridimensionare le accuse di maltrattamenti contestate dalla Procura di Brescia dopo la denuncia della donna che ha trascorso gli ultimi 26 anni a fianco del boss della Mala del Brenta. «Era vittima di violenze fisiche e verbali diventate ormai quotidiane. Temeva le reazioni del compagno», scrive il gip di Brescia Luca Tringali nell’ordinanza di custodia cautelare. Il giudice riportata alcune minacce che Maniero avrebbe pronunciato nei confronti della compagna. L’avrebbe obbligata a fare flessioni gridando: «Colonnello cento flessioni». Durante un litigio, poi, minacciando di picchiala, Maniero le avrebbe anche detto: «Non sai con chi ti sei messa, io comandavo cinquecento persone».

Chiaro ed evidente il riferimento al suo passato da leader della mala veneta. Agli atti dell’inchiesta c’e un certificato di accesso al Pronto soccorso il 21 maggio scorso, quando la compagna di Maniero avrebbe manifestato agitazione e paura. Non ci sono però certificati medici in grado di dimostrare episodi di violenza fisica. «La donna non romanza e i suoi racconti sono circostanziati e precisi», scrive il gip di Brescia, che ritiene credibile la compagna di Maniero, 47 anni, che dal 30 luglio si trova in una comunità protetta, allontanata dopo l’intervento della magistratura.

Le contestazioni del pm bresciano Lorena Ghibaudo riguardano gli ultimi tre anni della coppia e ad alcuni litigi ha assistito anche la figlia diciottenne, oggi rimasta sola nella casa dove Maniero vive da tempo in un quartiere residenziale a nord della città. A lei ha inviato tramite il legale una lettera scritta a mano sul retro della prima pagina dell’ordinanza. «Torno presto, ma tu studia e vai avanti. Solo così mi fai felice. Mamma ha ingigantito tutto e ha raccontato cose che non ho fatto nemmeno quando ero giovane. Sei il mio tutto», ha scritto Maniero. L’ex boss del Brenta è convinto di dimostrare che «il provvedimento è stato preso contro il personaggio e non contro il presunto marito aggressivo», per dirla con le parole del suo avvocato, Luca Broli. Per il gip l’unico modo per fermare le «continue e ripetute violenze domestiche» era il carcere. «Unica misura idonea. È illusorio infatti – recita l’ordinanza – l’utilizzo del braccialetto elettronico».

Leggi anche: https://www.ecodibergamo.it/stories/bergamo-citta/felice-maniero-in-carcere-a-bergamo-il-boss-del-brenta-maltrattava-la-compagna_1325242_11/

© RIPRODUZIONE RISERVATA