La querelle ciclisti-automobilisti
«C’è il codice, rispettiamolo tutti»

Prima la lettera di un automobilista indignato che ha fotografato ciclisti sulla circonvallazione di Bergamo, poi la posizione di Aribi che ha invitato le forze dell’ordine a multare gli indisciplinati. E poi ancora la voce di chi invita a considerare le presunte trasgressioni solo come una ricerca di sicurezza. Ora un nostro lettore fa il punto sul comportamento dei ciclisti e degli automobilisti. Un ottimo spunto di riflessione.

«Ho seguito il dibattito e conosco il tema, essendo stato un accanito ciclista, diventato poi abituale automobilista, peraltro su strade ad alta incidenza di ciclisti - scrive Osvaldo -. Non è affatto mia intenzione esprimere un commento nello specifico, che sarebbe pleonastico. Prendo, però, spunto dal tema in oggetto per manifestare una considerazione ben più generale che sollecita il mio senso critico, muovendo dalla diatriba ciclisti-automobilisti».

«Mi sembra l’ennesima occasione in cui gli italiani si dimostrano un popolo democratico oltre misura, aperto oltranzisticamente ad ogni opzione e opinione, diviso in fazioni accanitamente avverse, e l’Italia pare essere il Paese della permissività, del pluralismo assoluto, privo di alcun riferimento a cui confrontare la miriade di opinioni personali o di categoria. Ciò mi pare accada in innumerevoli campi della vita sociale».

«Sembra che tutto sia soggettivo ed opinabile, senza alcun riguardo per le regole, per le norme, per i riferimenti fatti apposta dalla società al fine di ordinare il vivere civile. Ciò che conta pare sempre essere l’opinione, di chiunque essa sia, il punto di vista di parte, la difesa di categoria. Mai una volta che si faccia univocamente e rigorosamente riferimento al testo legislativo, al regolamento, al codice».

«Nel caso specifico a cui mi ispiro, esiste un codice, quello della strada, che è una legge dello stato, periodicamente aggiornata. I cittadini, tutti, quando si muovono sulla strada, come pedoni, ciclisti o automobilisti, sono soggetti comunemente al codice della strada. E allora, dove sta il problema? Chi si sposta, chiunque sia ed in qualunque forma lo faccia, segua il codice della strada. Se non lo conosce, lo impari, o lo ripassi. Chi è preposto alla sorveglianza e tutela del traffico, lo faccia rigorosamente, nei confronti di chiunque. Credo che ogni diatriba scomparirebbe, si farebbe capo a un codice di comportamento. Punto».

«Pur ripetendomi, sono convinto della possibilità di generalizzare la mia osservazione. Visto che è meglio accontentarsi di poco in attesa di avere il molto, sarebbe bello che l’ottimo Sindaco di Bergamo desse pubblicamente la semplicissima direttiva alla Polizia Municipale di far rispettare alla lettera il codice. Ciò finirebbe in breve tempo con l’influire su tutte le forze dell’ordine deputate alla gestione della viabilità e condizionerebbe sicuramente in meglio il comportamento di tutti gli utenti della strada. Magari si girerebbe meglio e calerebbero i casi di polemica e contenzioso, almeno quelli pretestuosi».

E conclude: «Poi, con molto, ma molto impegno, vediamo, noi italiani, di rispettare norme, codici e leggi. Forse potremmo cercare di passare da branco, gregge, o accozzaglia, in un popolo autentico».

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