Ditta sconosciuta al fisco: recuperati
altri 300 mila euro evasi da cooperativa

Il titolare di una cooperativa con sede nello studio di un commercialista di Bergamo non ha dichiarato i redditi in due anni: nuovo sequestro anche a un consigliere.

Aveva una cooperativa con sede legale nello studio di un commercialista a Bergamo, che sulla carta si occupava di movimento merci ma che in realtà forniva manodopera ad altre imprese. Con una particolarità: era completamente sconosciuta al Fisco. Il titolare, un 50enne residente a Monza, è stato denunciato per omessa presentazione della dichiarazione dei redditi e dell’Iva e indebita compensazione.

Secondo le indagini della Guardia di finanza del Gruppo di Bergamo iniziate a giugno, coordinati dal pm Nicola Preteroti, il 50enne avrebbe omesso di dichiarare al Fisco ricavi per oltre due milioni di euro, compensando con falsi crediti d’imposta quanto avrebbe dovuto versare come contributi Inps e Inail. L’ammontare delle imposte evase è stato quantificato in circa un milione di euro (di cui Iva per 811 mila euro e 118 mila di false compensazioni). Alla società, quale sostituto d’imposta, è stato inoltre contestato il mancato invio dei previsti documenti fiscali (modello 770) all’Agenzia delle Entrate per conto dei suoi 122 dipendenti formalmente assunti tra il 2014 e il 2016 (contratti per un periodo di tempo variabile, da qualche mese a un anno), il periodo di tempo a cui si riferiscono le indagini. La cooperativa ha infatti chiuso alla fine del 2016.

Il gip del Tribunale di Bergamo Vito Di Vita ha emesso un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta e per equivalente fino alla concorrenza dell’imposta evasa, del denaro e dei beni immobili di proprietà sia della società che del suo legale rappresentante.

Il provvedimento è stato eseguito la scorsa settimana dai finanzieri che hanno sequestrato i conti correnti della cooperativa e dell’imprenditore, dove c’erano solo 4 mila euro. Il grosso è costituito da 12 immobili intestati al 50enne per un valore complessivo di oltre un milione di euro: si tratta di appartamenti, box, capannoni e laboratori tutti situati in Brianza, nessuno nella nostra provincia.

L’operazione è partita da un fornitore nel momento in cui ha chiesto il rimborso dell’Iva: la Gdf ha verificato e scoperto che l’Iva avrebbe dovuto pagarla la cooperativa dell’imprenditore brianzolo, che però non l’aveva fatto. Le Fiamme gialle quindi hanno deciso di approfondire le indagini portando alla luce la maxi evasione.

Le indagini sono proseguite nel corso dei mesi e nella mattinata di mercoledì 23 gennaio hanno portato a nuovi sviluppi. Da giugno, l’attenzione dei Finanzieri del Gruppo di Bergamo, si era concentrata sul recupero della restante parte delle imposte evase, coinvolgendo gli altri membri del consiglio di amministrazione, in forza di una recente sentenza della Cassazione Penale.

I Giudici, infatti, in capo ai consiglieri, hanno riconosciuto non una semplice responsabilità oggettiva, ma un vero e proprio concorso nel reato tributario commesso dal legale rappresentante.

A novembre, il Gip presso il Tribunale di Bergamo, Vito Di Vita, ha accolto le richieste del Pubblico ministero, emettendo il decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca in capo al socio e consigliere della cooperativa, fino alla concorrenza dell’imposta evasa.

I Finanzieri hanno ricostruito il patrimonio del destinatario del provvedimento di sequestro, anche lui residente in Brianza e, al termine delle indagini bancarie, hanno posto sotto vincolo cautelare beni per oltre 300 mila euro, tra disponibilità finanziarie, quote societarie e un immobile, un’abitazione nel centro di Lissone intestata alla compagna dell’imprenditore. L’appartamento, in particolare, attraverso l’analisi dei flussi di denaro registrati sui conti bancari è stato ricondotto nel patrimonio nella disponibilità dell’indagato.

Sale dunque a 1 milione e 300 mila euro il valore dei beni sequestrati nell’ambito dell’operazione condotta dai finanzieri di Bergamo, a conferma del costante impegno nel contrasto delle forme più gravi di evasione e per recuperare le imposte evase attraverso l’aggressione dei patrimoni dei responsabili. Un’azione che mira al tempo stesso a tutelare le casse dello Stato e gli imprenditori onesti, rispettosi delle leggi.

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