È il giorno del referendum sulle trivelle
In città 85 mila chiamati alle urne

La macchina organizzativa è pronta: è il giorno del referendum. La chiamata alle urne è per certi aspetti «storica» perché il referendum abrogativo sull’attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi in mare è il primo della storia d’Italia ottenuto dalle Regioni (nove in tutto) e non tramite la raccolta di firme dei cittadini.

Il quesito che viene posto è tecnico: agli italiani viene chiesto se vogliono abrogare una norma che consente alle società petrolifere di estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane fino all’esaurimento del giacimento, senza limiti di tempo. Ovvero se, quando scadranno le concessioni, si vuole che vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio.

E se il dibattito incalza, la macchina organizzativa ha lavorato a pieno regime. Sono stati giorni di superlavoro per l’ufficio elettorale di Palafrizzoni tra rilascio di tessere e duplicati. Solo venerdì sono stati richiesti 160 duplicati di tessere elettorali, dimostrazione tangibile che c’è interesse attorno al referendum. Ieri, vigilia del voto, i preparativi sono entrati nel clou con l’invio del materiale nelle scuole e l’allestimento dei seggi, la nomina dei presidenti e dei supplenti degli scrutatori, che erano già stati «selezionati» ma hanno dato forfait. In tutto ne sono stati sostituiti 22.

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