È morto il giornalista Giampaolo Pansa
Il ricordo con Spada e L’Eco del Paradiso

Negli anni Sessanta aveva incontrato don Spada. Avevano parlato e scherzato insieme anche di un «L’Eco del Paradiso». Il ricordo del giornalista scomparso nella serata di domenica 12 gennaio.

Lutto nel mondo della comunicazione italiana. Domenica sera 12 gennaio è morto il giornalista Giampaolo Pansa, protagonista del giornalismo italiano del Novecento: aveva 84 anni. Giornalista ma anche scrittore, saggista e opinionista, era piemontese, originario di Casale Monferrato. Nel 1961 iniziò a La Stampa, ma fu grande penna anche de Il Giorno e Il Messaggero, per approdare poi negli anni Settanta al Corriere della Sera. Divenne vicedirettore di Repubblica dal 1978 al 1991 sotto Eugenio Scalfari e condirettore dell’Espresso. Qui riprese a scrivere come editorialista dal 2000.

Dal 2008 lasciò il Gruppo de L’Espresso e, dopo collaborazioni con importanti quotidiani tra cui Libero e Panorama, dal 2019 aveva ripreso a scrivere per il Corriere della Sera curando la rubrica «Ritorno in Solferino».

Tra i suoi libri e saggi più noti «Le notti dei fuochi», sulla guerra civile italiana combattuta tra il 1919 e il 1922, conclusa con la presa del potere da parte del fascismo. Nel 2002 esce «I figli dell’Aquila», racconto della storia di un soldato volontario dell’esercito della Repubblica sociale italiana. Altro titolo «Il Sangue dei vinti», nel quale Pansa mette a punto le sue idee poi accusate di revisionismo sulla Resistenza, «Bella Ciao controstoria della Resistenza». Provocatore fino all’ultimo con un autoritratto intitolato «Quel fascista di Pansa» e poi con un pamphlet su Salvini «Ritratto irriverente di un seduttore autoritario».

Giampaolo Pansa è stato da sempre un estimatore del nostro direttore don Spada e ricordiamo qui un simpatico siparietto avvenuto in redazione a Bergamo a metà anni’ 60 che nel 2014 aveva raccontato al nostro giornale. Allora Pansa aveva appena lasciato La Stampa per Il Giorno, chiamato dal direttore Italo Pietro: faceva l’inviato in Lombardia. «Ero arrivato a Bergamo – aveva ricordato – per un servizio e volevo conoscere Spada che già allora era un’autorità. Avevo 30 anni e, impacciato, gli chiesi udienza. Fu molto gentile e amichevole. In quella circostanza, parlando in simpatica libertà, ad un certo punto disse che gli sarebbe piaciuto nell’Aldilà essere il direttore de “L’Eco del Paradiso”. Sulle prime rimasi in silenzio dinanzi a questa figura ben piantata nel fisico e dall’eloquio molto determinato. Poi azzardai a chiedergli se in quell’ipotesi avrebbe preso anche me. “Ma certo, caro Pansa, lei sarebbe l’ideale: venga ancora a trovarmi”».

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