È morto Roberto Maroni, l’ex ministro dell’Interno della Lega aveva 67 anni

Il lutto. Si è spento nella mattinata di martedì 22 novembre dopo una lunga malattia.

La sua famiglia lo ha definito «un inguaribile ottimista» e in effetti il barbaro sognante non ha mai smesso di guardare al futuro. Anche quando ha capito di dover fare un passo indietro e riunciare a diventare sindaco di Varese per colpa di una malattia che alla fine non è riuscito a sconfiggere: Roberto Maroni, 67 anni, è morto questa mattina (22 novembre) dopo una vita passata nella Lega che fino all’ultimo ha cercato di riportare dov’era nata. E cioè tra il suo popolo del Nord, arrivato a Roma appunto per realizzare il sogno dei «barbari» di governare e non per essere cambiato, come invece è successo a suo dire alla Lega di Matteo Salvini. L’incontro con Umberto Bossi nel 1979 cambiò la sua vita e da simpatizzante di Democrazia Proletaria divenne «la mamma» di un nuovo movimento di cui il senatur era il padre. Deputato nel 1992 con altri 80 leghisti che per la prima volta arrivarono in Parlamento e poi tre volte ministro sempre con Silvio Berlusconi presidente del Consiglio, prima di tornare nella sua Lombardia per prendere il posto di governatore della Regione, dopo il lungo regno di Roberto Formigoni.

Quasi 30 anni nelle istituzioni, quasi 40 nella Lega che ha fondato e poi anche guidato al termine del periodo più difficile con Umberto Bossi, circondato da un «cerchio magico» che portò la Lega a rispondere in tribunale di tutte le accuse che la stessa Lega aveva rivolto agli altri partiti. A capo della rivolta dei militanti ci fu proprio Maroni, colpito dal divieto di rappresentare la Lega in qualsiasi manifestazione ufficiale, fino a quando lo stesso Bossi comprese che era davvero arrivato il momento di fare pulizia partecipando lui stesso alla celebre serata delle scope di Bergamo nel 2012, che segnò il passaggio di consegne tra i due.

Non facili i rapporti anche con Matteo Salvini che oggi lo ha definito «grande segretario, super ministro, ottimo governatore, leghista sempre e per sempre», perchè Maroni sapeva anche con i suoi toni pacati far sentire forte la sua voce. E così ha fatto dopo il risultato sotto il 10% alle ultime elezioni, spiegando che «un Zaia segretario farebbe un gran bene alla Lega» per riportare il partito tra la gente del Nord che invece non viene più ascoltata. E il presidente del Veneto lo ha definito oggi «una figura iconica della Lega, un amico e un compagno di viaggio». «Politico per passione» si definiva nei suoi profili social, ma di passioni ne aveva anche molte altre, dal Milan, alla vela, alla musica, soprattutto il blues suonato con l’organo Hammond nella sua band, i Distretto 51, e il rock del suo idolo Bruce Springsteen. «Eri così Bobo, un inguaribile ottimista. Sei stato un grande marito, padre e amico», ha scritto la famiglia a cui il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato un messaggio di cordoglio.

Con le lacrime agli occhi il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha annunciato il rinnovo nella manovra finanziaria del bonus che prevede una maggiorazione del 10% per chi resta al lavoro pur con i requisiti per la pensione: «È suo, non mio», ha detto perché Maroni lo introdusse da ministro del Welfare. Nella stessa conferenza stampa, lo ha ricordato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha fatto parte con lui dello stesso governo Berlusconi, definendolo «una delle persone più capaci che ho incontrato nella mia vita e un amico». «Mancheranno la sua lucidità e la sua visione politica, il suo incommensurabile attaccamento alla Lombardia ed alle regioni del Nord produttivo», ha detto Silvio Berlusconi. Ma anche dal centrosinistra sono arrivati tanti messaggi di cordoglio, come quello di Enrico Letta: «Tanti ricordi e tanti confronti. Sempre pieni di rispetto e di sostanza. Che tristezza. Ci mancherai».

I funerali saranno celebrati venerdì mattina alla Basilica di San Vittore a Varese e al pomeriggio, in forma privata, a Lozza, il piccolo paese dove risiedeva da sempre.

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