Emergenza covid e occupazione
A Bergamo persi 3mila posti in un mese

I settori più colpiti ristorazione, commercio e settori sportivi.

La Provincia ha pubblicato il rapporto che analizza le comunicazioni obbligatorie di assunzioni e cessazioni del primo trimestre 2020 e che illustra quindi il primo impatto del Covid-19 sul mercato del lavoro di Bergamo. L’elaborazione e il commento dei dati è stato effettuato dal professor Paolo Longoni.

Nell’intero mese di marzo 2020 si può stimare una perdita di circa 3mila posizioni di lavoro dipendente in provincia di Bergamo, dovuta alla riduzione delle nuove assunzioni – circa un terzo in meno rispetto allo stesso mese dell’anno precedente – principalmente tra i contratti temporanei, stagionali o in prova.

Colpiti nell’immediato servizi, commercio ed edilizia. Il saldo annualizzato, cioè il saldo cumulato negli ultimi 12 mesi, tra avviamenti e cessazioni era in calo dall’autunno del 2019: a settembre era ancora sopra i 9.000, a febbraio si era ridotto a un terzo (+3.000) ma restava positivo. In altri termini: la crescita occupazionale stava progressivamente indebolendosi ma si trattava pur sempre di crescita, cioè di un incremento dello stock occupazionale su base annua.

La frenata delle assunzioni riguarda tutte le forme contrattuali. Limitandosi ai soli contratti di lavoro dipendente, la riduzione tendenziale è massima per apprendistato (-37,5%) e tempo determinato (-34,8%) in confronto alla dinamica comunque negativa della somministrazione (-20,2%) e del tempo indeterminato (-21,1%). Lo spaccato dei tipi di rapporto evidenzia tra l’altro la marcata contrazione del lavoro intermittente a tempo determinato, molto utilizzato nel settore della ristorazione, e la crescita delle assunzioni nel lavoro domestico a tempo indeterminato che compensano il decremento di colf e badanti a tempo determinato. Per quanto riguarda le nuove assunzioni per settore, la riduzione relativamente più importante si registra nell’edilizia (-42,2%), quella più consistente in valore assoluto (-2.274 avviamenti) nel commercio e servizi. Gli avviamenti si riducono di un terzo anche nell’industria manifatturiera mentre crescono leggermente nell’agricoltura.

Nel dettaglio delle divisioni Ateco, segni positivi si registrano, oltre che nel lavoro domestico e nelle coltivazioni agricole, nelle attività di magazzinaggio e supporto ai trasporti (corrieri inclusi), nei servizi di assistenza sociale residenziale e nella sanità. Flessioni pesanti riguardano nel terziario le attività dei servizi di ristorazione, il commercio, le attività dei centri sportivi e di intrattenimento e i servizi alla persona, tutti settori direttamente colpiti dal lockdown. Nell’industria, oltre alla caduta dei lavori di costruzione specializzati, è consistente il calo nella fabbricazione di prodotti in metallo, nella meccanica e nella metallurgia.

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