Epatite C, ci sono i fondi
Al via gli screening gratuiti

Un passo in avanti decisivo per la diagnosi precoce delle infezioni da epatite C, ottimizzando tempi e costi con un adeguato screening gratuito nazionale.

Con il via libera della Conferenza Stato Regioni al decreto attuativo della legge 8 del 2020 sono stati ripartiti i fondi destinati alla diagnosi dell’epatite C per il biennio 2020-21: 71,5 milioni per due anni, da ripartire tra le varie regioni italiane. Alla Lombardia oltre 13 milioni: 5.719.688 milioni nel 2020 e 7.903.935 nel 2021. Una notizia accolta con soddisfazione dalle associazioni e società scientifiche in prima linea per ottenere questo riconoscimento. Il deputato bergamasco del Pd, Elena Carnevali, prima firmataria del decreto Mille Proroghe per rendere disponibili i 71 milioni di euro destinati alla prevenzione ed eradicazione dell’epatite C, esulta: «Il riparto è fondamentale, manca solo qualche passaggio amministrativo. È il coronamento di un percorso con le società scientifiche e le associazioni, che introduce una novità nel servizio sanitario nazionale. Ora aumenterà la capacità di reclutamento delle persone che possono accedere a farmaci innovativi antivirali, delimitando l’epatite che può evolvere, se non diagnosticata in tempo, in tumori epatici». Lo screening è rivolto in via prioritaria ai soggetti nati dal 1969 al 1989 e, a prescindere dall’età anagrafica, ai detenuti e soggetti seguiti dai servizi pubblici per le dipendenze (Serd). «Dobbiamo recuperare il sommerso – aggiunge Carnevali – con un rapporto tra costi e benefici molto virtuoso. Una buona notizia anche per Bergamo, grande centro di riferimento per le cure».

Stefano Fagiuoli, direttore dell’Uoc Gastroenterologia, Epatologia, Trapiantologia e direttore dipartimento Medicina all’ospedale Papa Giovanni, è soddisfatto: «Non ce lo aspettavamo, visti i tempi. Si è concluso un lungo iter. Ora ogni Regione dovrà attivarsi per produrre attività di screening. Abbiamo un’occasione unica di associare questo screening opportunistico al percorso di vaccinazione per il Covid, destinato progressivamente a coinvolgere la popolazione. Così emerge il sommerso dell’epatite C e ci rimettiamo in linea per progetti di ampia diffusione che tutelano la salute pubblica. Nella Bergamasca abbiamo trattato quasi 5 mila pazienti con epatite C, la previsione è che ce ne possano essere non più di 2-3 mila ancora da trattare. Con l’implementazione di costi e tempistica saremo anche più efficaci nelle cure».

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