Garanzia Giovani, solo il 3,7% lavora
«È un fallimento, lo dicono i numeri»

Un lavoro vero? Per un giovane è difficile trovarlo perfino con il sostegno economico dei fondi europei. I numeri del progetto «Garanzia giovani», lanciato due anni fa in tutte le Regioni italiane, parlano chiaro.

Gli iscritti al programma sono quasi un milione, ma solo 32 mila (il 3,7%) hanno trovato un lavoro vero e proprio. I dati sono stati diffusi dall’Istituto per lo Sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (Isfol), ente pubblico di ricerca che dipende dal ministero del Lavoro. Per chi non lo sapesse, Garanzia giovani è un progetto nato nel 2014 per cercare di lanciare nel mondo del lavoro giovani disoccupati tra i 15 e i 29 anni. L’iniziativa è stata sostenuta con 1,5 miliardi garantiti da Bruxelles alle Regioni, soldi divisi secondo il tasso di disoccupazione giovanile. Ragazze e ragazzi fanno domanda, sostengono un colloquio e inizia la pratica. Solo dopo una lunga trafila burocratica inizia il lavoro vero e proprio, che in gran parte è rappresentato da tirocini. Non è detto che non servano, ma tutto dipende dalla professione che si vuole imparare. Tra gli annunci pubblicati sul sito del ministro si possono trovare richieste per commesso, muratore, cameriera, aiuto pizzaiolo, assistente idraulico, badante, barista.

“È un fallimento. Non lo dico io, ma i numeri - spiega il giuslavorista Michele Tiraboschi, intervistato dalla Stampa -. I numeri ci dicono che solo a un giovane su quattro è stata erogata una misura concreta. E appena nel 3,7% si è trattato di un contratto di lavoro. Garanzia giovani è l’antipasto delle politiche attive del Jobs act. Era il primo banco di prova per vedere la tenuta della riforma ed è un flop. Ci sono molti iscritti, perché i ragazzi ci credono, illusi dalla parola «garanzia». Ma la verità è che uno su quattro non ha nemmeno ricevuto risposta: se questo è l’anticipo delle politiche sul lavoro, il Jobs act fallirà. Se il programma Garanzia giovani verrà rifinanziato, bisognerà imparare dagli errori commessi. Servirebbe un intervento autorevole delle istituzioni europee. Bruxelles dovrebbe darci un cartellino giallo e vigilare che gli sprechi non si ripetano>.

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