Giulio, sul palco il tremore non fa vibrare
la malattia ma le corde dell’anima

Ex falegname racconta il suo rapporto con il Parkinson attraverso l’esperienza del teatro.

«In scena si guarisce – diceva il grande attore Carlo Giuffré –. Gli attori vivono più a lungo, perché vivendo anche le vite degli altri, le aggiungono alle loro». È questa l’esperienza che ha sperimentato Giulio Dadda negli ultimi dieci anni con una compagnia particolare, costituita da persone con la malattia di Parkinson. Il nome del gruppo è «Teatro e tremore»: un gioco di parole, perché il movimento che evoca non è quello - incontrollabile - degli arti dovuto alla patologia, ma il sussulto del cuore che si prova salendo sul palcoscenico. E la magia del teatro è di mostrare un punto di vista diverso: persone intere, speciali, forti, che hanno messo in atto una straordinaria e singolare strategia di resistenza.

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