Scuola, Graziani: ora si torni tra i banchi
«Ci sarà sicurezza anche sui pullman»

La dirigente dell’Ufficio scolastico di Bergamo: «Doppi ingressi, triple uscite e forze dell’ordine a controllare: le condizioni ci sono. Ma le indicazioni devono essere precise e durature»

La scuola bergamasca non ha dubbi: bisogna tornare tra i banchi, perché è già troppo alto il prezzo che i ragazzi hanno pagato finora e perché se si attende ancora a riportare gli studenti in classe i rischi legati alla dispersione aumenteranno esponenzialmente. Di nuovo in presenza e con una stabilità maggiore, dunque, perché le scuole stanno pagando il prezzo delle continue riorganizzazioni, delle percentuali di studenti in presenza ballerine, che cambiano di settimana in settimana.

In questo momento le indicazioni prevedono, secondo il Dpcm in vigore, una percentuale di studenti in presenza al 75%, ma un’ordinanza del Ministero della Salute, appena prima della fine dell’anno, aveva ristretto la percentuale di presenza al 50%. Per dieci giorni, perché per il periodo dopo il 15 gennaio arriveranno indicazioni specifiche, in un nuovo Dpcm.

«La decisione sulla riapertura delle scuole deve essere presa da chi si occupa di sanità - dice Patrizia Graziani, dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale di Bergamo -, noi però auspichiamo il ritorno degli studenti a scuola, ovviamente con tutte le misure di sicurezza. Il servizio di trasporto è stato potenziato e il numero di studenti che frequenteranno sarà inferiore a questo ipotizzato inizialmente. Abbiamo adottato doppi ingressi e triple uscite già da settembre, ma non tutte le province inizialmente lo avevano fatto. Ora avremo il 50% in presenza con i pullman con capacità di carico al 50%. Significa che sulla prima corsa del mattino salirà il 25% degli studenti: ci sarà ampia sicurezza anche sui pullman. Abbiamo anche richiesto, ed è stato recepito al tavolo operativo in Prefettura, la presenza delle forze dell’ordine per far si che vengano mantenute le distanze anche alle fermate e nei punti di maggior criticità. È uno sforzo che crediamo debba essere fatto: ce lo chiedono anche gli studenti».

Un altro tema è quello della stabilità delle indicazioni: «Che devono essere precise e con una durata nel tempo - aggiunge Graziani -. Bergamo è stata molto virtuosa e aveva ragionato in questo senso già a fine maggio: il modello poi è stato adottato anche a livello nazionale. Se dobbiamo ragionare su quali possano essere le priorità della frequenza parlare solo di percentuali è riduttivo, magari bisognerebbe capire quali categorie necessitano maggiormente le lezioni in presenza».

Posizioni ampiamente condivise anche dai dirigenti scolastici delle scuole bergamasche. «La scuola è sicura - sottolinea Maria Peracchi, del Romero di Albino - e questo va ribadito con forza. La scuola di Bergamo in particolare ha fatto un lavoro incredibile, che forse non è stato fatto ovunque. Il problema è quello che succede all’esterno, quindi perché intervenire sulla scuola? La scuola merita di più, i ragazzi hanno sofferto molto. Siamo convinti che debbano venire a scuola e siamo pronti ad assumerci questo rischio». Anche perché, come sottolinea la dirigente, «stiamo perdendo i ragazzi più fragili, perché nonostante gli sforzi fatti l’apprendimento passa dalla relazione. Gli studenti stanno perdendo un altro anno, in termini di crescita, relazioni, fiducia e motivazione. Siamo molto preoccupati. Non ha senso, poi, ragionare i provvedimenti per periodi brevi: abbiamo bisogno di un orizzonte di tempo. Il nostro sforzo organizzativo non è da poco, non è pensabile chiederci di rivederlo ogni poco tempo, significa danneggiare l’organizzazione e gli studenti. Il focus della scuola è far crescere i nostri studenti e loro stanno perdendo un altro anno. Il cambiamento continuo è deleterio. Abbiamo fatto arrivare anche al Ministero la richiesta di una stabilità maggiore, ma riportare i ragazzi a scuola è necessario, altrimenti anche quest’anno perderemo tanti ragazzi».

Un’opinione condivisa anche da Imerio Chiappa, dirigente scolastico del Paleocapa di Bergamo: «È necessario che i ragazzi vengano a scuola - dice -, tutto l’aspetto della relazione e del confronto manca, dovremmo davvero decidere di permettere loro di vedersi in maniera stabile. Se il 75% è tanto allora facciamo meno, ma che la percentuale rimanga stabile. Personalmente ho pronti i due modelli, ma forse non dovremmo ragionare solo su numeri, e dovremmo fare un’analisi più attenta. L’impressione è che perderemo tanti ragazzi: era già quella alla fine dell’anno scorso, per quanto si sia cercato di dare il massimo nella preparazione. Quest’anno la situazione è più grave: i ragazzi si perdono, si stancano, fanno fatica a seguire. Sono in grosse difficoltà».

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