Green pass verso l’obbligo per i dipendenti pubblici

L’estensione agli statali sarà decisa già in settimana e potrebbe riguardare anche gli utenti. Privati, ecco i lavoratori coinvolti.

Estendere l’obbligo del green pass anche gli utenti che accedano ai servizi pubblici, come l’anagrafe. È una delle ipotesi sul tavolo del governo, in vista dell’allargamento del certificato verde, atteso già questa settimana. L’obbligo dovrebbe ora riguardare tutti i dipendenti pubblici e, tra i privati, essere esteso agli esercenti di quelle attività che richiedono il pass per l’accesso, dai ristoranti alle palestre. La stessa proprietà transitiva che dovrebbe portare a chiedere a camerieri e baristi il certificato che i loro clienti devono esibire potrebbe condurre all’introduzione dell’obbligo anche per gli utenti che accedono agli uffici pubblici.

Ma la misura sarebbe ancora allo studio, con tutte le sue implicazioni. E c’è la grossa incognita del trasporto locale . Il governo sta lavorando per mettere a punto la cornice di regole sul green pass che riguarderà anche la definizione di azienda pubblica o privata, e come considerare, ai fini delle scelte sul pass, le imprese giuridicamente private ma che lavorano per il pubblico. Una cornice che entro mercoledì dovrebbe essere pronta in vista del Consiglio dei ministri.

Si apre dunque un mese fondamentale per le decisioni del governo sui vaccini. Da qui a metà ottobre, sulla base dei dati e dell’evoluzione dei contagi, si valuterà se introdurre l’obbligo di vaccinazione. E se farlo in maniera generalizzata – opzione che a oggi sarebbe prevalente – o ampliare ad altre categorie sensibili l’obbligo che già vale per medici, infermieri e personale interno ed esterno delle Rsa.

Prima si proseguirà con l’estensione del certificato verde: questa settimana dovrebbe essere la volta dei lavoratori della pubblica amministrazione e di alcune categorie del privato, anche se resta sul tavolo l’opzione – più problematica sul piano giuridico – di applicare il pass da subito anche a tutti i lavoratori del privato. Il premier, Mario Draghi, ha dato mandato agli uffici guidati dal sottosegretario Roberto Garofoli di studiare ogni aspetto della materia, raccogliendo anche le osservazioni di sindacati e imprese, perché non si può sbagliare. Poi la valutazione finale si farà al tavolo politico, con la convocazione (potrebbe arrivare tra mercoledì e giovedì) di una cabina di regìa del governo.

Al tavolo la Lega potrebbe presentare le sue richieste, come l’estensione a 72 ore della validità dei tamponi e l’istituzione (un primo via libera del governo c’è) di un fondo per indennizzare chi abbia subìto danni dal vaccino. C’è anche tra i leghisti chi propone per la pubblica amministrazione il pass solo per chi sta allo sportello. Ma i governatori leghisti – interviene Attilio Fontana, dopo Massimiliano Fedriga e Luca Zaia – spostano l’asse del partito verso una linea convintamente pro-green pass, a dispetto dei dubbi più volte espressi da Matteo Salvini e di una nutrita fronda parlamentare. Ecco perché c’è cauto ottimismo, nel governo, che l’estensione annunciata da Draghi passi senza grosse frizioni. La cabina di regìa, è l’ipotesi di queste ore, potrebbe essere preceduta da un incontro del premier, che con decisione ha indicato la via dell’estensione dell’obbligo, con Salvini.

Chi si schiera convintamente sulla linea pro-vaccini è il segretario del Pd Enrico Letta, pronto a sostenere anche una eventuale decisione del governo di introdurre l’obbligo vaccinale. Su questa linea il ministro della Salute, Roberto Speranza, e il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, che annuncia il via alla terza dose di vaccino nella sua Regione. «Chi è ambiguo su green pass e vaccinazioni è contro la salute degli italiani ed è contro le imprese e i lavoratori». Destinatari del messaggio sono Salvini e Giorgia Meloni.

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