«Ho pianto in solitudine per Bergamo»
A Parigi sognando solo un abbraccio

La lettera spedita al giornale da una bergamasca che durante l'emergenza covid era a Parigi.

Cari italiani all’estero, sono italiana, ho 34 anni e vivo a Parigi da quasi 3. Ho sempre amato viaggiare, perché? Non lo so...quel bisogno di scoprire posti nuovi, di parlare lingue che ti aprono mondi che, sui libri di scuola, non esistono. Sei a Parigi perché non trovavi lavoro? No, perché ho accettato un’occasione lavorativa e ho deciso di venire nella ville lumière, la città degli artisti, della Senna, dove puoi trovare quell’internazionalità che a Bergamo è così raro da scovare... Perché vivi all’estero? Non è difficile stare lontano dalla famiglia? Che cosa cerchi in tutti i tuoi viaggi che fai? Non sono mai riuscita a rispondere, non ho mai trovato la risposta adeguata, e chissà se riuscirò mai a trovarla.

Ma, sono il risultato dei miei viaggi, dei miei incontri, delle persone che mi hanno mostrato la loro vita. In fondo lo dico sempre che, a Parigi, quando esco a bere una birretta, faccio il giro del mondo seduta in terrasse. Parlo quattro lingue, ho visitato 25 Paesi, vissuto in tre e sogno ancora di fare il giro del mondo, sì...anche a 34 anni, sì anche dopo il Covid. Io italiana all’estero, noi, gli espatriati che prendono aerei come se un Parigi-Milano fosse il treno delle 8,02 da Bergamo per Milano Lambrate. Noi, con quella libertà e il sorriso beffardo di chi prende la carta d’identità alle 18 del venerdì sera dall’ufficio degli Champs Elysées, per essere alle nove a Bergamo a cenare con la famiglia, per berti quello spritz, che con gli amici di vecchia data, vale doppio...per rivedere la mamma che nel frattempo ti ha già chiamata tre volte per chiederti cosa preferisci per cena.

Tutta questa libertà in un soffio è sparita e quell’ora di aereo è diventata una frontiera irraggiungibile. Noi, che dall’estero abbiamo visto la nostra città piegata, affranta dal dolore, che abbiamo assistito alla perdita dei nostri cari. Noi, che abbiamo deciso di non rientrare e aspettare in silenzio e con sofferenza la riapertura di queste frontiere... Noi, che abbiamo pianto da soli nei nostri piccoli appartamenti. A tutti noi, italiani all’estero, che abbiamo sofferto lontano dagli affetti, vi dico coraggio! Questi mesi di quarantena non andranno persi, perché è vero che non saremo più gli stessi ma pochi, come noi, avranno appreso il vero valore di quell’attimo fuggente di quando riabbracceremo le nostre famiglie. Perché quell’abbraccio lo avrai desiderato talmente tanto che non lo scorderai più, e questo sarà il nostro tesoro per un nuovo sguardo sul futuro. Un abbraccio.

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