I dati sui malati sommersi a Bergamo
«Da noi potrebbero essere 70mila»

È questa la stima del presidente dell’ordine dei medici di Bergamo Guido Marinoni. I casi ufficiali una percentuale tra il 10 e 20% della popolazione provinciale.

Nel mare magnum dei numeri e delle statistiche che da giorni descrivono l’emergenza Coronavirus, manca un dato. O meglio, una fascia di popolazione. Un’ampia fascia. Parliamo dei cosiddetti casi sommersi, ovvero di tutti coloro che, chiusi fra le mura di casa, presentano sintomi da Covid-19: febbre, tosse, mal di testa, affanno.

Non essendo stata sottoposta a tampone, questa larga quota di popolazione non finisce nelle rilevazioni che vengono quotidianamente offerte al Paese intero: pur essendo con molta probabilità – a dirlo sono gli esperti – positivi al Coronavirus, i cittadini che stanno «scontando» la malattia a casa, spesso con la consulenza e il supporto dei medici di base, non rientrano nei conteggi dei casi accertati. Eppure, qualche stima sembra possibile azzardarla per capire, effettivamente, quanti siano i bergamaschi che stanno affrontando l’infezione da Covid-19. Il dato di partenza è quello ufficiale dei positivi, pazienti – cioè – sottoposti a tampone: e visto che il test si effettua ormai quasi esclusivamente a chi viene ricoverato, la cifra corrisponde – più o meno – a chi è o è stato preso in carico da un ospedale.

Per Bergamo, il dato (fermo al 24 marzo, comunicato dall’assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera) è pari a 7.072 positivi. «E da lì partiamo – spiega il presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo Guido Marinoni -. Sappiamo infatti, e lo dice anche quanto avvenuto in Cina, che le persone ricoverate per Coronavirus rappresentano solo una nicchia del totale dei contagiati, una nicchia che oscilla fra il 10 e il 20%. Ne deduciamo quindi che, nel nostro territorio, ci sono fra le 35 e le 70mila persone contagiate, con varie e forme e vari livelli, dal virus». Il dato va, però, contestualizzato: se si considera che Bergamo e provincia contano circa un milione di abitanti, significa che ad aver contratto il virus potrebbe esserci una percentuale che varia fra il 3,5 e il 7% dell’intera popolazione orobica. «E si creda, stiamo facendo una valutazione molto prudenziale, direi pure al ribasso – precisa Marinoni -. Sappiamo infatti che chi in questo momento è a casa con mal di gola e febbre, nella nostra provincia, è estremamente probabile abbia contratto il virus: i medici ricevono un centinaio di chiamate al giorno per casi di questo tipo. Tampone o non tampone, l’importante è rimanere isolati, al domicilio».

Considerazioni che condivide anche Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano: «Lo dico da tempo. I cittadini contagiati sono dieci volte tanto. Cioè, sono dieci volte i pazienti ufficialmente conteggiati come positivi. Naturalmente non è così dappertutto, non in tutte le regioni italiane almeno. Ma certamente vale per le città in cui la diffusione del virus è avvenuta in maniera esponenziale, come Bergamo e Brescia. Certo, mappare i casi sommersi sarebbe utile, darebbe un controllo ulteriore rispetto alla quarantena fiduciaria. Ma sappiamo che richiederebbe uno sforzo immane. In ogni caso, visto che nella grande maggioranza dei casi il virus si sviluppa in forme lievi o asintomatiche, vale sempre la stessa indicazione anche per chi sconta la malattia a casa: occorre stare isolati».

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