«Il corso di soccorritore mi ha salvato
Così ho capito i sintomi dell’infarto»

Un lettore ci scrive una lettera e ci racconta la sua esperienza: grazie al corso di soccorritore si è salvato la vita.

«Alle cinque e mezza mi sveglio con dolori al petto, un senso di oppressione per la mancanza di respiro, dei dolori al braccio e una pesante sudorazione calda/fredda. Cosa mi sta succedendo? Subito mi viene in mente la prova pratica per l’abilitazione al servizio di soccorso emergenza/urgenza del 118, sostenuta oltre 20 anni fa agli Ospedali Riuniti di Bergamo quale volontario della Croce Bianca Bergamo». Inizia così la lettera di Claudio Burini di Mozzo che è stata pubblicata su L’Eco di Bergamo del 3 novembre.

«L’esaminatore mi aveva elencato una serie di sintomi della persona da soccorrere alle quali risposi che poteva trattarsi di infarto e continuai la prova esplicitando tutte le operazioni del caso fra le quali ricordo bene quella di tranquillizzare il paziente. Dico a me stesso: stai calmo, tranquillo e cerca di mangiare più aria possibile. La situazione non migliora e allora a malincuore sveglio mia moglie e le dico che non mi sento bene e che per sicurezza chiamo il 112. La buona preparazione per diventare volontario soccorritore mi ha permesso di riconoscere la gravità della situazione con immediatezza e allertare prontamente i soccorsi! Dopo dieci minuti sento la sirena dell’ambulanza. Si presentano due volontari della Croce Bianca Bergamo, l’associazione presso la quale ho prestato servizio per parecchi anni, che con garbo e competenza hanno fatto una prima valutazione del caso e dopo un breve colloquio con la sala operativa del 118 mi hanno accomodato prima sulla sedia cardiopatica e poi sull’ambulanza».

«Giunti al Pronto soccorso dell’ospedale Papa Giovanni mi hanno prontamente preso in carico prestandomi le prime cure e dopo una serie di accertamenti si sono presentati un cardiologo e un chirurgo per informarmi su quanto risultava dagli accertamenti e prospettando un intervento di angioplastica. Alle 14,30 dopo l’intervento, seguito da me in totale coscienza, eccezionale sia per la professionalità del chirurgo e dell’intera équipe che per la moderna strumentazione utilizzata, si è presentato il chirurgo che ha informato mia moglie e me di aver inserito uno stent e del buon esito dell’intervento».

«Dopo due giorni di Terapia intensiva sono stato trasferito nel reparto di Cardiologia per cinque giorni: in entrambi i reparti sono stato seguito con umanità e grande professionalità. Per finire ho trascorso alcuni giorni a San Pellegrino presso la magnifica struttura dell’Istituto clinico Quarenghi dove mi hanno rimesso in sesto con umanità e cure efficaci che mi hanno riportato ad un ottimo recupero fisico. Il lieto fine, a mio avviso, è dovuto in modo determinante all’aver pensato, grazie alla mia preparazione di volontario soccorritore, che i sintomi fossero quelli di un infarto e di aver chiamato immediatamente i soccorsi. Certamente il merito maggiore è dovuto alle strutture che mi hanno curato con professionalità e umanità che ringrazio di cuore con riconoscenza. Si sentono spesso notizie di malasanità e lamentele per come funzionano i servizi sanitari nel nostro bel Paese».

Personalmente posso testimoniare della professionalità e umanità incontrate in tutti gli operatori che mi hanno assistito e curato. Esistono tante persone che svolgono il loro lavoro con impegno, professionalità, umiltà e umanità e questo fa ben sperare per un futuro migliore per il nostro bel Paese.

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