Il fondo della Diocesi, monsignor Nozza:
«Soldi, ma anche condivisione umana»

«Sostegno alle generazioni nella famiglia»: è questo l’orizzonte coraggioso e particolare con cui la Diocesi specifica il progetto «Ricominciamo insieme» per affrontare il dopo-pandemia.

È un punto di vista nuovo, che non è solo l’erogazione di sostegno economico a fronte di necessità, ma è una proposta molto più umanamente variegata nelle specifiche fasce di età.

Monsignor Vittorio Nozza, Vicario per i laici e per la pastorale, lei è referente del progetto. Come traccia i confini dell’iniziativa? «La famiglia è al centro del progetto. La Chiesa diocesana vuole avere uno sguardo complessivo sulle diverse generazioni che la compongono e che portano e porteranno, a lungo, i segni di questa violenta aggressione del virus. Per l’immediato e il futuro, la Diocesi vuole prendersi cura di abitare, frequentare e accompagnare il cammino delle famiglie».

Abitare, frequentare, accompagnare più che azioni sembrano punti cardinali di orientamento, come se fossero stili.«Sono dimensioni dentro le quali far sentire la presenza amorevole del Signore attraverso relazioni, interventi, impegni ed esperienze di prossimità capaci di curare le molteplici, visibili e invisibili ferite, e adoperandosi perché la cura continui nel tempo. E la modalità riguarda le diverse fasce della vita: la gestazione e la nascita, la prima infanzia, i ragazzi e gli adolescenti, la giovinezza, le dimensioni essenziali proprie del mondo degli adulti come la casa, la scuola, il lavoro e infine gli anziani».

Che bisogni possono avere i più piccoli? «Occorre andare al cuore delle questioni. Pensiamo al tempo della gestazione, particolarmente delicato e bello. Si è trasformato in questa crisi per alcune donne e famiglie in tempo di ansia, paura, fatica. L’accompagnamento in questo caso non è tanto economico quanto di ricostruzione e ricucitura di una serenità attraverso i sei Consultori Familiari Diocesani o i Centri di Aiuto alla Vita. C’è poi la grande area della prima infanzia, con l’attenzione per i nidi e per le scuole dell’infanzia nel garantire la presenza di competenze di sostegno psico-pedagogico che favoriscano l’elaborazione dell’impatto con il virus e con la scomparsa di nonni e altri familiari. Per i genitori, in situazioni di mutata condizione economica, la diocesi dispone di un ampio gratuito servizio con i Consultori Familiari della Fondazione Angelo Custode».

Sicuramente diversa è la visione della problematicità dal punto di vista dei ragazzi.«Con i sei Consultori Familiari e il Centro Psico Sociale Il Conventino si sta studiando la presenza di figure competenti nelle parrocchie. Tutto questo diventa poi responsabilizzante per i più grandi, con un inserimento accompagnato in servizi di prossimità. Ad esempio, i giovani neolaureati sono una ricchezza che ha da essere custodita, coltivata e valorizzata».

Lo snodo più complesso però lo vivono i genitori. «La Diocesi non è l’ente che sta sul colle, ma ha il volto, il cuore e le mani della parrocchia. L’azione partirà quindi dalle comunità in maniera che il sostegno alle famiglie, anche in situazione economica aggravata, sia efficace, soprattutto dove c’è maggior rischio e fragilità o presenza di soggetti diversamente abili o malati. Il supporto economico del ‘Fondo ricominciamo insieme’ sarà per garantire, nel limite del possibile, l’abitare la casa, il frequentare la scuola per i figli e la ripresa della propria attività lavorativa. C’è in tutto questo anche la fragilità relazionale delle situazioni in cui la convivenza forzata ha acuito le tensioni, verso cui c’è la disponibilità gratuita dei Consultori familiari oppure rivolgendosi al Centro psico sociale Il Conventino».

Tra i fragili, effettivamente e affettivamente, ci sono sicuramente gli anziani.«È questa l’età più colpita dalla virulenza del morbo. Attraverso l’opera di volontari si vuole garantire la vicinanza per situazioni di solitudine, l’aiuto concreto per le spese a domicilio, una presenza di compagnia. C’è poi la possibilità del supporto dello specifico servizio diocesano di ascolto e sostegno telefonico ‘Un cuore che ascolta’, per un accompagnamento spirituale o psicologico, che comunque può essere di sostegno a molteplici problematiche familiari e personali».

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