Il grido di allarme dei benzinai: «In gioco la sopravvivenza delle nostre attività»

L’appello. I rappresentanti della categorie hanno scritto una lettera alle compagnie petrolifere. Mora: «Bollette salatissime e non possiamo intervenire sui prezzi del carburante».

«Così non riusciamo più ad andare avanti: occorre aumentare il margine ai benzinai, senza aumentare il prezzo del carburante al pubblico, per evitare che chiudano a causa dei costi per l’energia». I rincari, in particolare sulla luce, stanno mettendo in ginocchio gli imprenditori che gestiscono i distributori e le associazioni di categoria che li rappresentano - Figisc Confcommercio, Faib Confesercenti e Fegica Cisl – hanno inviato un’accorata lettera congiunta alle compagnie petrolifere per chiedere un intervento urgente a sostegno della rete. «L’aumento, da 3 e fino a 4, se non 5 volte rispetto al prezzo per ogni Kwh pagato ante crisi, si affianca a margini che restano estremamente risicati e invariati – commentano le associazioni -. Così si rischia di provocare una miscela dirompente per una categoria che si trova ad affrontare un difficile tornante della propria storia, dopo quello determinato dalla pandemia».

Rincari esponenziali e contrazione delle vendite

I benzinai sono in affanno e in grande sofferenza economica, a seguito dell’aumento esponenziale del prezzo dell’energia elettrica necessaria per condurre gli impianti, nel rispetto degli impegni contrattuali. A tutto questo si somma una contrazione nelle vendite come effetto della crisi e della riduzione degli spostamenti in auto. L’aumento dei costi di gestione, ben oltre le soglie dell’inflazione, spinge sempre più i benzinai a riflettere sulla possibilità di continuare la propria attività. «Anche se abbiamo rivisto contratti di fornitura e ridotto l’illuminazione allo stretto necessario, ci troviamo a pagare bollette salatissime - commenta Renato Mora, presidente del gruppo dei gestori distributori carburante di Ascom Confcommercio Bergamo -. A differenza di altre imprese, per onorare i contratti con le compagnie non possiamo agire sui prezzi del carburante, né avere la flessibilità necessaria per condurre un’azienda in termini economici e autonomi. Di contro, se gli accordi rendono complesso, ma non impossibile, intervenire sui prezzi al pubblico, si andrebbe a rialzare una cifra che, nonostante l’intervento per la riduzione delle accise, continua a essere percepita dalla clientela come molto elevata – prosegue Mora -. Senza contare il fatto che la riduzione delle accise e il relativo gravoso onere è stato interamente finanziato dalle gestioni in funzione delle loro giacenze nei serbatoi».

Lo beffa dello sconto sulle accise

Lo scorso marzo i gestori si sono trovati infatti, dall’oggi al domani, con un decreto che ha previsto 30 centesimi di sconto sulle accise, con serbatoi pieni di carburante sui quali erano state interamente versate le imposte. «In soldoni si traduce in una perdita media che sfiora e in certi casi supera i 10mila euro per ogni impianto – fa presente Mora -. Di fronte a una situazione di particolare gravità e ad una crisi che, ad oggi, nessuno è in grado di prevedere, chiediamo nella nostra lettera inviata alle compagnie petrolifere uno sforzo economico che preveda un intervento significativo a favore delle gestioni, con l’obiettivo di stabilizzare la situazione e impedire che ciascuno assuma iniziative per ridurre le sofferenze del proprio bilancio. L’obiettivo è quello di passare con il minore danno la crisi contingente senza distruggere quanto di buono si costruisce giorno per giorno con gli automobilisti». Oggi è in gioco la sopravvivenza delle attività «che servono il settore e la mobilità di imprese e cittadini – concludono le associazioni di categoria Figisc Confcommercio, Faib Confesercenti e Fegica Cisl -. Se non si riuscisse a intervenire entro tempi rapidi, i gestori non potranno che trovare le ragioni per scongiurare il fallimento della propria attività, anche superando, data la situazione di forza maggiore incontestabile, limiti e obblighi derivanti dal quadro degli accordi economici assunti».

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