Il turismo bergamasco sta bene
«I lavoratori invece molto meno»

L’estate sta finendo e il bilancio stagionale dice che è ormai assodato come il turismo rappresenti per Bergamo e provincia una risorsa economica di assoluta importanza.

Gli ultimi dati ci consegnano un volume di presenze e affari degne di territori vocati all’accoglienza e alla presenza di turisti. «il miglior agosto degli ultimi vent’anni in città» hanno titolato i media bergamaschi, e non è andata diversamente in provincia, con i 200 mila villeggianti sulla sponda orobica del Sebino (in aumento rispetto all’anno precedente); il 10% di turisti in più tra val Seriana e Val di Scalve, e le migliaia di “pendolari” del turismo in molte altre località.

Insomma, Bergamo è la seconda «generatrice» di ricchezza turistica della Lombardia, con un movimento superiore ai 2 miliardi di euro.

Secondo l’Osservatorio della Provincia e l’analisi di ASCOM, «i numeri segnano quest’anno una crescita dell’8 per cento rispetto al 2017. A scegliere Bergamo sono soprattutto stranieri, in particolare dal Nord Europa (Danimarca, Finlandia, Polonia), oltre a Francia e Germania. Non manca qualche italiano, anche se restano una minoranza, e arrivano anche israeliani, russi e arabi. Si allungano i tempi di permanenza, in media di due o tre giorni, contro ad una media di soggiorni in altri periodi di una o due notti. In montagna si sono mantenuti i livelli dell’anno scorso, e Agosto è stato un buon mese anche per gli albergatori del Lago d’Iseo».

Però, il tasso di occupazione destagionalizzato per la provincia di Bergamo nel settore è sotto il dato del 2010 (nonostante da allora il volume d’affari sia cresciuto molto di più): nel trimestre estivo del 2017, il solo comparto di alberghi e ristoranti è cresciuto del 3%, mentre il boom si è registrato nei B&B e negli affittacamere, ma l’occupazione è aumentata solo dello 0,4%.

Assunzioni «farlocche», cuochi con stipendi da camerieri, bagnini che devono anche servire al bar, orari conteggiati con tanta fantasia, contratti per le pulizie a cottimo sul numero di camere non a ore, Part time a 20 ore utilizzati per 50 ore settimanali ’fuori busta’.

Se il turismo gode di ottima salute, i contratti dei lavoratori non se la passano altrettanto bene.

«Il settore così frammentato e fatto spesso di piccole strutture, in crescita esponenziale, non rende facili i controlli e favorisce la diffusione del lavoro grigio o nero – sottolinea Alberto Citerio, segretario generale di FISASCAT CISL Bergamo. Questi contratti “sui generis” nel settore sono un dato oggettivo. È stato verificato l’aumento della flessibilità e la flessione non solo dei tempi indeterminati ma anche dei contratti a tempo determinato di lungo periodo, mentre sono in aumento quelli inferiori ai 30 giorni. In sostanza – continua il sindacalista -, aumentano strutture turistiche, arrivi e pernottamenti, ma rimangono stabili o addirittura diminuiscono gli addetti».

«Chiaramente, non sempre il lavoro nel turismo è bistrattato: esistono numerosi casi di rispetto delle regole, specie da parte delle grandi strutture che devono assicurare qualità e professionalità e di quelle in cui sono presenti i sindacati, ma non mancano storie di diritti negati, di periodi di prova non retribuiti, di paghe basse e deroghe alle norme del contratto nazionale».

«A tutto questo si aggiunge il problema dei voucher per il turismo che il governo vorrebbe reintrodurre nelle aziende turistiche al di sopra degli otto dipendenti; praticamente tutte quelle in provincia. È un problema perché negli anno scorsi, prima che fosse abolito dal governo precedente, questo strumento arrivò a sostituire il 30% di possibili contratti regolari. La preoccupazione è che senza regole chiare e controlli sicuri sul loro utilizzo, possano ulteriormente peggiorare la già critica situazione e soppiantare anche i contratti stagionali togliendo ai lavoratori tutti i diritti del contratto nazionale».

«Il nostro turismo in Provincia ed in Città - conclude Citerio - è giovane e Bergamo si è “riscoperta” territorio ad alta vocazione turistica; ma per diventare “adulto” e maturo il sistema turistico deve premiare la qualità, l’accoglienza e la professionalità. Lavoro precario, con pochi diritti e poco pagato è l’esatto contrario di quello che è necessario fare: le tante imprese sane e corrette non possono reggere la concorrenza di chi elude gli obblighi di Legge e contrattuali».

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