«Incarnavi i valori di amicizia e lealtà, il tuo ricordo ora vivrà nel nostro quotidiano»

L’ADDIO. In Duomo i funerali di Francesco Accetta, dirigente delle Volanti della questura morto all’improvviso sabato. Il feretro portato a spalla dai suoi agenti. I toccanti ricordi del vicario e delle figlie. Il cappellano, don Ilario: «Aveva la divisa di poliziotto cucita nel cuore, come facesse parte del suo Dna».

Le sirene delle «sue» volanti hanno riecheggiato davanti al Duomo, in Città Alta, mentre i lampeggianti blu illuminavano la piazza e la Squadra volante al completo e tutti i dirigenti della questura sull’attenti gli davano l’ultimo saluto. Il feretro di Francesco Accetta, il dirigente dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico morto all’improvviso sabato sera a 58 anni, è stato portato a spalla dai suoi agenti dentro e fuori da un Duomo gremito per i funerali, cui hanno preso parte le massime autorità civili e militari di Bergamo. La Messa è stata presieduta dal cappellano della polizia di Stato, don Ilario Tiraboschi, affiancato da monsignor Giulio Dellavite, delegato vescovile per le Relazioni istituzionali e gli eventi diocesani, e da monsignor Fabio Zucchelli, parroco della cattedrale. In prima fila il questore Andrea Valentino, il prefetto Giuseppe Forlenza e i comandanti di tutte le forze dell’ordine. In chiesa anche i due ex questori Girolamo Fabiano e Vincenzo Ricciardi.

«Franco è sempre stato simpatico e aveva la divisa di poliziotto cucita nel cuore, come facesse parte del suo Dna. Aveva una spiccata capacità di fare squadra, come stanno testimoniando tutti gli agenti delle volanti – ha detto don Ilario all’inizio della celebrazione –: suo pregio era senza dubbio, al di là delle capacità umane e professionali, quello della bontà».

Toccanti le parole, al termine della Messa, di un’agente delle volanti, del vicario Francesca Ferraro, di un’amica e delle due figlie di Accetta. «Ci dicevi sempre: “Vi voglio bene, per qualsiasi cosa ci sono”. E ora ci piace pensare che, seppure in maniera diversa, continuerai a esserci ed è per questo che non ci sentiamo di dirti addio», ha detto una delle figlie. La sorella ha aggiunto: «Sei stato un papà premuroso, affettuoso, divertente, disponibile e sempre presente quando era il momento di sostenerci. Sei stato un papà straordinario: di te ci mancherà tutto, siamo immensamente orgogliose del nostro papà e ti abbracciamo per sempre».

«Francesco, anzi Ciccio come tutti lo chiamavamo, incarnava in sé i veri valori dell’amicizia e della lealtà e la sua gentilezza continuerà a ispirarci per farci cercare di essere proprio come lui è stato con noi – ha detto commossa il vicario Ferraro –. Il suo ricordo vivrà nelle nostre azioni quotidiane. Ci hai lasciato troppo presto e non eravamo preparati: ci ha lasciato attoniti e distrutti. Però il ricordo del suo modo unico e speciale di essere sarà per noi incancellabile».

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