La Procura di Milano non cede
«Pedemontana deve fallire»

I legali della società: «Richiesta infondata, l’insolvenza della società non esiste».

La Procura di Milano insiste nel chiedere il fallimento della Società Autostrada Pedemontana Lombarda sostenendo che non è in grado far fronte agli impegni finanziari necessari per completare il progetto per il collegamento tra le province di Varese e Bergamo. Richiesta che per il pool di legali guidato Luigi Arturo Bianchi «è infondata», ha detto l’avvocato, riassumendo una memoria presentata venerdì scorso, «in quanto al momento «l’insolvenza della società non esiste, il conto corrente è in attivo» e nessun creditore si è fatto avanti.

Nella mattinata di lunedì 24 luglio davanti al giudice della sezione fallimentare del tribunale di Milano Guido Macripò, alla presenza anche del dg Giuseppe Sambo, i pm Paolo Filippini e Giovanni Polizzi, che qualche settimana fa avevano presentato una relazione proponendo il fallimento di Apl, hanno ribadito la loro posizione.

Posizione confutata dai legali della società sia «sotto il profilo giuridico sia economico-finanziario». Ora il giudice ha dato termine ai pm fino al 21 agosto per depositare le loro repliche scritte mentre i legali di Apl avranno tempo fino al 5 settembre per le loro controrepliche . Una nuova udienza è stata fissata per il prossimo 11 settembre. Intanto davanti al Palazzo di Giustizia si è tenuto un presidio di un gruppo di lavoratori rappresentati dal Cub trasporti, i quali hanno chiesto la salvaguardia dei circa 600 posti e al contempo il fallimento anche perché è stato, tra l’altro, fatto notare che gli introiti dei pedaggi sono sotto il 60 per cento di quanto ci si era prefissato. Anche i manifestanti del ’No pedemontanà sono in linea con la Procura

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