La ricchezza prodotta dagli immigrati
paragonabile al fatturato del gruppo Fiat

La ricchezza prodotta dagli immigrati che vivono, lavorano e fanno impresa in Italia è pari a 127 miliardi di euro, «paragonabile al fatturato del gruppo Fiat». Non solo: i contributi versati dagli stranieri corrispondono al pagamento di «640 mila pensioni italiane».

Cifre e comparazioni sono contenute nel nuovo rapporto della fondazione Leone Moressa, specializzata in materia, che, numeri alla mano, tenta di mettere a fuoco la variabile immigrazione, il suo «impatto» sul Paese. Dall’indagine risulta che il fenomeno porta «benefici al Sistema Italia», ma le criticità non mancano e la prima starebbe nella scarsa produttività degli occupati stranieri.

Se al momento la situazione si tiene, nel futuro le conseguenze potrebbero farsi sentire. Ma la soluzione per la Fondazione Moressa è semplice: occorre pensare in modo diverso all’occupazione straniera, non relegando gli immigrati solo ai lavori meno qualificati. Oggi se si guarda alle attività per livello di specializzazione, al gradino basso si trova il 66% degli stranieri, il doppio della quota rappresentata dagli italiani.

Di certo i 2,3 milioni di occupati stranieri (romeni, albanesi e marocchini in testa) non possono essere più ignorati neppure dal fisco, visto che, evidenzia l’indagine, a loro rispondono redditi dichiarati per 46,4 miliardi di euro, Irpef versata per 6,8 miliardi e contributi pagati all’Inps per 10,9 miliardi. Ecco che bloccare la «scalata sociale» degli immigrati avrebbe conseguenze dirette sulle tasse, mette in guardia lo studio: a lavori di posizione inferiore corrispondono paghe più leggere tanto che «solo di Irpef la differenza pro capite tra italiani e stranieri è di 2 mila euro».

Eppure si tratta di persone giovani, o meglio più giovani degli italiani, e spesso la bassa qualifica non è giustificata dal titolo di studio, rileva sempre la Fondazione. E ancora la voglia di fare impresa non manca, visto che guidano 550 mila imprese, la maggior parte radicate nei settori del commercio e delle costruzioni. Eppure, ad oggi, l’Italia per chi viene da oltreconfine non tira fuori più del 2% della spesa pubblica complessiva (circa 15 miliardi).

© RIPRODUZIONE RISERVATA