«La scalata ghiacciata» - Foto e video
Il racconto emozionante di Simone Moro

Foto incredibili e ancora più incredibile ed emozionante il video di Simone Moro e Tamara Lunger.

Tamara Lunger e Simone Moro hanno compiuto un’altra straordinaria impresa, completando con successo la prima invernale del Gora Pobeda (Pik Pobeda), la vetta più alta (3003 m.) della catena montuosa Chersky Range, situata nella zona più fredda e disabitata del pianeta, in Siberia.

Tamara e Simone hanno raggiunto la vetta l’11 febbraio in poco più di 7 ore, alle 15.37 ora locale, e hanno poi impiegato altre 4 ore per fare ritorno al campo base, coprendo in 11 ore una distanza complessiva di 27,3 km e 2.042mt di elevazione. È stata una lunga scalata, caratterizzata da passaggi estremamente tecnici e dall’impossibilità, in caso di caduta, di essere raggiunti dai soccorsi.

«Ha nevicato tutto il giorno ma fortunatamente c’era una buona visibilità e nonostante il freddo molto intenso la nuvolosità ci era favorevole, scongiurando così temperature ancor più estreme. Se il vento moderato e temperature a -30/35 gradi sono le condizioni che hanno caratterizzato la giornata in cui abbiamo raggiunto la vetta, durante il resto della spedizione abbiamo raggiunto anche i -50!» ha detto Simone Moro, che ha aggiunto: «Il nostro approccio in puro stile alpino senza alcuna sosta è stato pensato proprio per evitare di dover trascorre un’altra notte in condizioni potenzialmente estreme» ha spiegato Simone.

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Tamara ha aggiunto: «La situazione ambientale che abbiamo affrontato è stata unica nel suo genere. Perfino il viaggio per raggiungere la meta è stato complicato: ci sono voluti 3 voli solo per raggiungere Sasyr, la città più vicina al campo base e la temperatura media non ha mai superato i -35/40 gradi. Ci sono stati soltanto 3 giorni di bel tempo e cielo sereno in tutta la durata della spedizione ma nonostante le condizioni estreme questa regione isolata e remota ci ha emozionati con l’incredibile bellezza della sua natura».

Parlando per entrambi, Simone ha aggiunto:«Siamo infinitamente grati del supporto che ci è stato fornito dai nomadi nel corso di tutta la spedizione, non ce l’avremmo fatta senza di loro. Siamo davvero entusiasti di aver conquistato la vetta di quella che viene considerata una delle montagne più fredde del pianeta».

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