L’inchiesta sull’omicidio di Marisa
Disposta la perizia sul tunisino

Ezzeddine Arjoun è capace d’intendere e volere? È la domanda a cui dovrà rispondere la perizia psichiatrica sul tunisino, accusato dell’omicidio a coltellate della moglie Marisa Sartori e del tentato omicidio della cognata Deborha la sera del 2 febbraio, in via IV Novembre a Curno.

La decisione della Procura sembra essere legata anche al comportamento in carcere di Ezzeddine. Nelle ultime settimane Arjoun ha fatto più volte la spola dalla cella di via Gleno all’ospedale Papa Giovanni, per atti autolesionistici. Ricoveri di breve durata ma con frequenza crescente che avrebbero indotto gli inquirenti a cercare di accertare lo stato di salute psicologica dell’uomo.

Nella versione del tunisino, l’aggressione non sarebbe stata premeditata, ma scatenata dalla reazione furiosa a una frase di Deborha: solo allora avrebbe recuperato il coltello scoperto poco prima nel locale spazzatura e affondato i colpi. Ma la versione di Arjoun è smentita dal racconto di Deborha agli inquirenti: Ezzeddine avrebbe avuto il coltello con sè fin dall’inizio, non avrebbe fatto alcuna spola tra il bidone e il garage e avrebbe colpito subito le due sorelle.

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