Lombardia, da domenica è zona gialla
Speranza firma l’ordinanza - Le novità

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato nella serata di venerdì 11 dicembre l’ordinanza con cui la Lombardia torna in zona gialla.

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato nella serata di venerdì 11 dicembre l’ordinanza con cui la Lombardia torna in zona gialla. Del resto anche il governatore Attilio Fontana aveva già preannunciato nei giorni scorsi la decisione del ministero alla luce dei dati dei contagi in calo a livello regionale.Da domenica 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, a Bergamo e in tutta la Lombardia, scattano le regole previste per la zona gialla. «Oggi il ministro Speranza ha firmato l’ordinanza, domani sarà pubblicata in Gazzetta Ufficiale e da mezzanotte diventerà efficace» spiega il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana.

Rischio moderato ma allerta alta

La decisione del ministro è maturata sulla scorta del report dell’Istituto superiore di Sanità sull’andamento dell’epidemia di Covid-19 in Italia pubblicato l’11 dicembre che rivela che la situazione è in miglioramento, anche se la circolazione del virus Sars-CoV-2 resta sostenuta in tutte le Regioni italiane, e 16 di esse sono oltre la soglia critica per quanto riguarda l’impatto sul Servizio sanitario nazionale. «Nel periodo 18 novembre - 1 dicembre 2020, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,82 (range 0,76 - 0,91)», si legge nel report. Secondo il report, se pure «si continua ad osservare una riduzione generale del rischio», 14 Regioni sono classificate a rischio moderato (tra cui la Lombardia), due a rischio basso (Basilicata e Molise) e 5 a rischio alto (Emilia Romagna, Provincia di Trento, Puglia, Sardegna e Veneto). «Gran parte delle Regioni sono classificate a rischio moderato di una trasmissione di SARS-CoV-2 ma l’elevata incidenza e l’attuale forte impatto sui servizi ospedalieri richiede cautela mantenendo elevata l’attenzione nei comportamenti». Per questo motivo «questo andamento deve portare alla massima attenzione nell’adozione e rispetto delle misure, ed evitarne un rilassamento prematuro, mantenendo elevata l’attenzione nei comportamenti» precisano ministero della Salute e Istituto superiore della sanità.

L’Iss raccomanda: «La situazione epidemiologica rimane grave e si raccomanda che, in base all’impatto sui servizi sanitari e territoriali, una modulazione delle misure di mitigazione nelle Regioni eviti di rilassare le misure stesse e il livello di attenzione della popolazione al punto da determinare una rapida inversione della tendenza documentata con una ripresa del contagio in un contesto di incidenza ancora molto elevata che avrebbe conseguenze molto gravi per il Paese».

Ecco cosa cambia con la zona gialla

Nella quotidianità, si apre lo scenario tracciato dall’ultimo Dpcm firmato dal premier Giuseppe Conte per blindare le feste natalizie. Rispetto al presente, le novità sono sostanzialmente due: riapriranno bar e ristoranti, fino alle 18, e i confini comunali e regionali diventano più flessibili. Con alcuni precisi paletti, naturalmente, che si rafforzeranno ulteriormente tra Natale e Capodanno e fino all’Epifania.

Con ordine, ci sono alcune date cruciali. Capitolo spostamenti: da domenica sino al 20 dicembre, dalle 5 alle 22 ci si può muovere liberamente nel proprio comune, tra comuni diversi e anche tra regioni gialle, mentre dalle 22 alle 5 ci si muove solo per lavoro, salute o necessità (con autocertificazione); dal 21 dicembre al 6 gennaio, non si può uscire dalla propria regione; dal 7 gennaio al 15 gennaio (data di scadenza del Dpcm) riprendono anche gli spostamenti tra regioni gialle. Il 25 e 26 dicembre e il 1° gennaio, invece, scatta il blocco più ferreo: in quei tre giorni non si potrà uscire nemmeno dal proprio comune (anche se il premier Conte starebbe valutando un allentamento di questa misura). Altra sfumatura riguarda la notte del cambio dell’anno, perché tra 31 dicembre e 1° gennaio il coprifuoco sarà dalle 22 alle 7 (e non fino alle 5).

Bar e ristoranti riaprono, con chiusura però alle 18; dalle 18 alle 22 si potrà fare l’asporto, ma col divieto di consumare nelle vicinanze, mentre la consegna a domicilio è sempre consentita. Al tavolo si sta al massimo in quattro, salvo che tutti siano conviventi (esempio concreto: mamma, papà e tre figli stanno ovviamente seduti insieme). Il combinato disposto tra limiti ai locali e agli spostamenti disegna anche lo scenario per il menù (solo pranzo) delle feste: il 25 e 26 dicembre e il 1° gennaio i ristoranti possono restare aperti, ma la clientela sarà solo quella del comune in cui il locale è ubicato (non si può uscire dal proprio comune…), sia per i coperti sia per l’asporto, mentre la consegna a domicilio è no-limits. I negozi, che hanno già riaperto col passaggio all’arancione, fino al 6 gennaio possono restare aperti solo fino alle 21; quelli nei centri commerciali chiudono però nei giorni festivi e prefestivi, salvo alcune eccezioni (alimentari, tabacchi, edicole, farmacie e parafarmacie, prodotti agricoli e florovivaistici).

Le scuole superiori proseguono la didattica a distanza sino alle vacanze natalizie. Dal 7 gennaio ritornerà sui banchi il 75% di questi studenti. Come si muoveranno? Sui mezzi pubblici, la capienza massima è fissata al 50% dei posti.

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