«Matteo, altruista e generoso»
Su «L’Eco» 6 pagine sulla tragedia aerea

Sabato pomeriggio aveva abbracciato la moglie Manuela e dato un bacio alla loro piccola Camilla, di tre anni e mezzo, pronto per partire verso l’Africa. Matteo Ravasio, commercialista di 52 anni, di Bergamo e residente in via Pignolo, era sull’aereo che è tragicamente caduto domenica mattina.

Con lui i coniugi toscani Carlo Spini e Gabriella Viciani, entrambi di 74 anni: tutti e tre erano diretti a Juba, la capitale del Sud Sudan, per gli ultimi allestimenti dell’ospedale realizzato dalla loro associazione, «Africa Tremila» di Bergamo, con sede in via Torretta.

I tre volontari hanno perso la vita con altre 154 persone di 33 diverse nazionalità sul volo della Ethiopian Airlines diretto a Nairobi e che si è schiantato poco dopo il decollo da Addis Abeba, in Etiopia. Carlo Spini, medico in pensione, dal 2000 faceva parte della onlus di Bergamo, dall’aprile dell’anno scorso, era il presidente. Sua moglie, infermiera caposala in pensione, era una volontaria, mentre Matteo Ravasio era nell’associazione da una quindicina d’anni e aveva sempre ricoperto l’incarico di tesoriere.

«Mio marito era una persona che amava tanto gli altri – ricorda la moglie Manuela Filì –. Teneva davvero molto all’associazione benefica della quale faceva parte. Andava spesso in Africa a portare un aiuto e un po’ di bontà, in un mondo che non conosce la generosità».

Nei prossimi giorni sarà probabilmente il presidente onorario dell’associazione bergamasca Roberto Spagnolo a recarsi di persona in Etiopia per il riconoscimento delle salme e le pratiche per il rimpatrio: «I tempi ancora non li conosciamo – spiega Spagnolo –, ma la Farnesina ci ha comunicato che saranno purtroppo lunghi e gestiti dalle autorità locali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA