Maxi frode fiscale da 1,6 milioni
Rovetta, sequestrati 340 mila euro

La Tenenza della Guardia di Finanza di Clusone, al termine di una verifica fiscale nei confronti di una società dell’Alta Val Seriana , operante nel settore del commercio all’ingrosso di rottami, ha scoperto che l’azienda utilizzava fatture per operazioni inesistenti al fine di frodare le Imposte sui redditi e l’I.V.A.

I finanzieri hanno accertato che nella contabilità dell’azienda erano stati annotati documenti - attestanti l’acquisto di merci ed in alcuni casi prestazioni di servizio - emessi da vari fornitori risultati essere delle mere «cartiere», cioè soggetti privi di qualsivoglia struttura aziendale, operativa ed amministrativa intestati a “prestanome”, creati appositamente per fornire fatture fittizie e consentire al destinatario di evadere le imposte.

Complessivamente, è stata constatata la contabilizzazione di fatture false per oltre 1.600.000euro, che hanno consentito di evadere le imposte per circa 340 mila euro.

Al termine delle verifiche fiscali, oltre a segnalare le violazioni tributarie all’Agenzia delle Entrate, la Guardia di Finanza ha denunciato all’Autorità Giudiziaria l’amministratore unico della società (un 44enne di Rovetta) per aver presentato dichiarazioni fiscali fraudolente, mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Nei guai sono finiti anche i 5 responsabili delle “cartiere”, aventi sede in provincia di Brescia, Piacenza e Verona, per l’emissione delle fatture false.

Il Sostituto Procuratore della Repubblica di Bergamo - dott. Emanuele Marchisio - titolare del procedimento penale instauratosi a seguito della denuncia, in accoglimento della proposta delle fiamme gialle, ha richiesto al G.I.P. il sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche “per equivalente”, del profitto del reato tributario, corrispondente all’ammontare delle tasse evase.

Il Giudice per le Indagini Preliminari - dott.ssa Marina Cavalleri, accogliendo la richiesta, ha disposto, a cura dei militari della Tenenza di Clusone, il sequestro del denaro giacente sui conti correnti nella disponibilità della società e dell’imprenditore nonché dei veicoli, degli immobili e delle quote sociali a questi riconducibili, fino alla concorrenza dell’intera somma frutto della frode (337.445,11 euro). Il denaro è stato fatto confluire nel Fondo Unico di Giustizia (FUG) e rimarrà a disposizione dell’A.G. unitamente ai restanti beni sottoposti a sequestro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA