Morti sul lavoro, emergenza bergamasca
Nomi e storie delle vittime del 2019

Sono 17 i bergamaschi che hanno perso la vita nello svolgimento del proprio lavoro durante i primi nove mesi di quest’anno ed ogni giorno 40 lavoratori sono costretti a ricorrere alle cure mediche per infortuni.

Darko, Flavio, Aejan, Monica, Alessandro, Olivo, Rudi, Alessandro, Lorenzo, Ahmed, Mattia, Vincenzo. Sono i nomi delle persone che hanno perso la vita sul luogo di lavoro durante i primi nove mesi di quest’anno. A cui vanno aggiunte le vittime che stavano raggiungendo il posto di lavoro. Uomini e donne, storie e famiglie spezzate da una piaga che non cenna a placarsi. L’Eco di Bergamo ha dato il via a un’inchiesta per approfondire l’emergenza sotto ogni aspetto.

Undici i casi mortali durante lo svolgimento dell’attività lavorativa, altri cinque avvenuti «in itinere», ovvero durante il tragitto che le persone hanno compiuto fra il proprio domicilio ed il luogo di lavoro, e una vittima per incidente stradale.

Il primo degli infortuni mortali di cui nel 2019 è rimasto vittima un lavoratore bergamasco risale al 18 gennaio: Darko Stanisljevic, 44 anni, autotrasportatore residente a Terno d’Isola, è morto nel Veronese, a causa di asfissia dovuta ai residui di gas respirati mentre stava pulendo l’interno della cisterna dell’autoarticolato. Il 25 febbraio Arjan Cekani, 40 anni, alimentarista di Casirate, nell’azienda di Treviglio dove lavorava, è caduto accidentalmente in una impastatrice che gli ha stritolato il braccio fino alla spalla. Pochi giorni dopo, il 28 febbraio si è verificato un altro incidente mortale: a rimanere coinvolto questa volta è stato Flavio Bani, 50 anni, di Ghisalba. L’elenco delle morti bianche fra i lavoratori bergamaschi si allunga il 26 marzo: a Cazzano, in un azienda tessile, muore strangolata dalla sciarpa che indossava incastratasi in un macchinario Monica Cavagnis, 50 anni, di Gazzaniga.

Nel giorno di festa Il Primo maggio, Festa dei lavoratori, in un cantiere del Piacentino, muore un altro lavoratore bergamasco: Alessandro Zigliani, 50 anni, di Torre Pallavicina, mente sta svolgendo una demolizione, viene travolto da un blocco di cemento. Il 15 maggio si verifica un altro decesso per schiacciamento: Olivo Torri, 61 anni, di Almenno, in un cantiere a Bonate, muore sul colpo investito da un pezzo di parete. Il 16 luglio si verifica un’altra morte per una caduta dall’alto: Rudi Asiatico, 44 anni, di Corna Imagna, mentre è intento a lavorare in un cantiere nella provincia di Monza Brianza, precipita dal tetto di un villetta: muore il giorno dopo in ospedale.

Il più giovane L’8 agosto si verifica l’incidente che causa la morte del lavoratore più giovane fra quelli deceduti nel 2019. Si tratta di Alessandro Vezzoli, 28 anni, di Romano: in un cantiere a Milano viene trafitto nel capo da dei tondini di ferro caduti dalla mano di un collega mentre glieli stava passando. Un altro giovane muore il 14 agosto: Lorenzo Bano, 29 anni, di Cortenuova, muore in un’officina a Calcinate schiacciato da un pianale che sosteneva un camion sotto cui stava lavorando. Le ultime due morti bianche sono avvenute a settembre. Il 5, Ahmed Sattaoui, 48 anni, di Grumello del Monte, in un cantiere nel Bresciano, cade a terra dopo il cedimento di un tetto su cui stava lavorando. Il 19 Mattia Parmini, 36 anni di Foresto Sparso, in una distilleria nel Bresciano, muore travolto da sacchi di zucchero del peso di una tonnellata. L’ultimo è Vincenzo Caccia, 57 anni, caduto a Brembilla dove era impegnato in un lavoro edile.

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