«No ad assembramenti e sport di massa»
Ricciardi: Atalanta-Valencia fu clou per il virus

«Abbiamo fatto uno studio su Atalanta-Valencia del 19 febbraio e abbiamo visto che quello è stato un momento esplosivo: 40 mila bergamaschi ritornati a Bergamo hanno contribuito da quel momento in poi a spargere il virus».

«Nel momento in cui i tre cardini del distanziamento fisico, della mascherina quando questo distanziamento non può essere garantito e l’igiene vengono rispettati quasi tutte le attività possono essere svolte.Chiaramente non le discoteche, perché sono degli ambienti dove naturalmente si va per assembrarsi, per stare vicini l’uno all’altro, per ballare e cantare e questo porta naturalmente a un aumento della respirazione, all’emissione di goccioline di saliva, quindi è impensabile tenere in ambienti chiusi dei ragazzi l’uno vicini all’altro». Lo ha detto Walter Ricciardi, professore di Igiene dell’Università Cattolica e consulente del Ministero della Salute, a margine del Meeting di Rimini.

Stesso discorso per «gli sport di massa». «Oggi - continua - c’è una importante finale calcistica (Siviglia-Inter di Europa League che si svolgerà a porte chiuse, ndr). Abbiamo lavorato tantissimo in tutto il mondo perché le attività sportive professionistiche continuassero, ma purtroppo non in presenza di grandi masse di persone. Noi abbiamo fatto uno studio su Atalanta-Valencia del 19 febbraio e abbiamo visto che quello è stato un momento esplosivo: 40 mila bergamaschi ritornati a Bergamo hanno contribuito da quel momento in poi a spargere il virus. La possibilità di fare queste manifestazioni oggi non c’è, non è possibile far partecipare decine di migliaia di persone, l’una vicino all’altra. Come è successo in Atalanta-Valencia esplodono di felicità quando si segnano 4 gol, ma al tempo stesso esplode anche la carica virale».

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