Omicron e costi energetici frenano la ripresa: a rischio 6,4 miliardi di euro di consumi

Omicron e corsa delle bollette portano indietro di sei mesi le lancette della ripresa. Il nuovo rallentamento innescato dalla quarta ondata e dall’aumento dei prezzi dei beni energetici potrebbe mette a rischio, nel solo primo trimestre del 2022, circa 6,4 miliardi di euro di spesa.

Una stangata che riprecipiterebbe i consumi ai livelli del secondo trimestre dello scorso anno, cancellando di fatto tutta la ripresa maturata nella seconda parte del 2021 e spostando dalla fine del 2023 all’inizio del 2024 il recupero dei livelli pre-pandemici.

«Il rallentamento innescato da questa nuova ondata pandemica sta modificando la traiettoria della ripresa, mettendo a rischio il recupero faticosamente conquistato negli ultimi sei mesi dello scorso anno - commenta il presidente di Confesercenti Bergamo Antonio Terzi, - Anche a Bergamo le piccole e medie imprese del commercio, della ristorazione e del turismo sono di fronte ad un momento delicato: da un lato si sconta un fisiologico calo dopo le festività, dall’altra cominciano ad emergere segnali di preoccupazione per il diffondersi dei contagi. Un quadro ancor più complicato a causa delle dinamiche dei prezzi alla produzione che, a cascata, si ripercuotono sulla sostenibilità di molti modelli di business».

A mettere a rischio i consumi è in primo luogo il combinato disposto dell’aumento dello smartworking e della frenata del turismo, che potrebbe portare a 3,1 miliardi di euro di minori introiti nel trimestre per la mancanza dei viaggiatori stranieri e per i mancati consumi dei lavoratori nei pubblici esercizi. Un colpo che potrebbe mettere a rischio nel turismo e nella somministrazione 35mila attività e 200mila lavoratori.

Ma l’effetto della quarta ondata si sente anche nel mercato domestico: 1,7 miliardi di euro di consumi in meno nel trimestre sarebbero causati, infatti, dalle restrizioni amministrative e dall’aumento dello smartworking, ma anche direttamente dall’incremento dei malati, delle quarantene e delle persone in isolamento.

Un «lockdown selettivo» che riguarda attualmente 2,2 milioni di persone e che ha come conseguenza anche la riduzione delle ore lavorate, con un forte impatto sull’organizzazione delle imprese: molte, soprattutto tra quelle meno strutturate, sono costrette a rimanere chiuse o ad orario ridotto per assenza di personale. Ma pesano anche il clima di incertezza e la paura del virus, che potrebbero far mancare altri 600 milioni di euro di consumi in tre mesi, e la corsa di carburanti, gas ed energia elettrica, che potrebbe costare un miliardo di euro nello stesso periodo.

«Occorre insistere con la campagna vaccinale per salvaguardare salute ed economia - continua Terzi, - oltre che riconsiderare alcuni interventi pubblici, da modellare sulla nuova fase che stiamo vivendo: dal rinnovo delle moratorie sul credito e degli ammortizzatori Covid per i dipendenti delle attività colpite. Ma anche immaginando sostegni alle attività costrette a chiudere temporaneamente per motivi sanitari e a tutte quelle che dovranno sostenere nuovi investimenti per la gestione degli accessi della clientela ai punti vendita».

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