Papa Giovanni, più degenze «non Covid»
L’ospedale di Bergamo cambia pelle

Al Pronto soccorso fino a 65 accessi non legati al virus. In Medicina ripristinati 48 posti per non infetti. Ora attive tre sale operatorie.

Il dato si è consolidato da diversi giorni: gli accessi al pronto soccorso dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo sono costituititi per almeno due terzi da pazienti che non presentano sintomatologia Covid. È un segnale di una minore pressione sulla struttura sanitaria, ed è anche il segnale che molte persone che nei giorni clou della pandemia evitavano di recarsi in ospedale, ora ci tornano.

«Si tratta di urgenze, è evidente, ma non più soltanto legate al Covid. Soltanto nella giornata di mercoledì, per esempio, abbiamo avuto al Pronto soccorso 65 accessi di pazienti non Covid: problemi cardiaci, scompensi, problemi di calcolosi, ipertensioni, traumi – spiega Fabio Pezzoli, direttore sanitario dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo – . Urgenze che, è evidente, non possiamo certo permetterci di rimandare indietro. Tenendo conto peraltro che siamo centro di riferimento regionale sia per gli infarti che per i gravi traumi. Già nelle scorse settimane avevamo realizzato all'interno del pronto soccorso quella che chiamiamo “area grigia” dover poter effettuare un triage-filtro per gli accessi senza sintomi Covid. In sostanza, tutte le stanze di ricovero della Medicina d'urgenza, 11, che erano già state rivoluzionate per accogliere le urgenze Covid, ora sono destinate ad accogliere i pazienti bisognosi di ricovero in attesa dell’esito del tampone, che facciamo a tutti quelli che vengono ricoverati. Stanze singole, dove quindi gli utenti possono essere accolti senza alcun rischio di contagio. Se risultano negativi, vengono quindi ricoverati nelle aree che stiamo pian piano ricavando nell’ospedale che fino a pochi giorni fa era quasi esclusivamente riservato ai malati Covid». In sostanza, il Papa Giovanni di Bergamo sta, con estrema cautela e con un work in progress, cambiando pelle ancora una volta, piccoli passi verso una «fase due» dell’epidemia, verso un progressivo ritorno alle attività ospedaliere «normali».

«È una sorta di adattamento che avviene giorno per giorno, e che non potrà certo prevedere una eliminazione di aree Covid per molti tempo – continua fabio Pezzoli –. Né al momento si può pensare di riprendere per esempio l'attività chirurgica di elezione, o quella programmata e non urgente: l’emergenza non è finita, e soprattutto non ci sono ancora disposizioni in questo senso da parte della Regione. L'attività di elezione e ambulatoriale ordinaria resta per il momento sospesa. Ma l’ospedale sta progressivamente conquistando aree di degenza non Covid, e anche riprendendo l'attività chirurgica, ovviamente limitata alle urgenze e alle attività non procrastinabili». Per cominciare, quindi è stata praticamente raddoppiata la disponibilità delle sedute di sala operatorie, alla sala operatoria aperta 24 ore su 24 rimasta attiva anche durante la fase più «calda» della diffusione del contagio, sono state affiancate con la riattivazione altre due sale operatorie con apertura di 12 ore su 24. E diverse Torri ora ospitano anche reparti, o un’area di reparto, con degenze non Covid.

«Nel dettaglio, nella Torre 4 c’è un intero piano non Covid, nell’area di Medicina, con 48 posti letto. In sostanza questa zona degenza è tornata ad essere quello che era prima del 22 febbraio. In Neurologia, nella Torre 3, invece, abbiamo un’area degenze esattamente divisa a metà: 24 posti non Covid e altrettanti invece Covid: questa organizzazione è qui necessaria perché ci sono ancora molti pazienti anche Covid con patologie o complicanze neurologiche – rimarca il direttore sanitario Fabio Pezzoli – . Sempre nella Torre 4 , abbiamo liberato un’area per la Chirurgia generale ricavando quindi 36 posti tutti non Covid. Questo ci permetterà di rispondere con le possibilità di ricovero urgente per interventi non procrastinabili, con un’attenzione particolare al settore oncologico. Un’altra area appena riorganizzata è quella della Torre 5, dove l’intero Dipartimento cardiovascolare è stato diviso su due piani in area non Covid con 36 posti letto e altrettanti invece per pazienti contagiati dal nuovo coronavirus». Più spazi sono stati ricavati anche nella Terapia intensiva per i casi non legati dal Coronaviurs, continua Pezzoli: 71 i posti riservati ai malati contagiati, e sono tutti occupati, mentre sono stati liberati 20 posti «per malati con altre patologie, quello che chiamiamo settore D». «Questo significa che possiamo garantire un’assistenza completa a tutte le urgenze – aggiunge Fabio Pezzoli –. Abbiamo ricominciato a vedere gli infarti, gli scompensi, e si tratta di persone che, finché hanno potuto, hanno resistito a casa loro. Ora, con la riorganizzazione progressiva diamo risposte ai bisogni della popolazione: ma è ancor presto per ipotizzare un ritorno alla normalità». Sul fronte del personale, a quello del Papa Giovanni si affiancano i medici e gli infermieri militari e della Croce Rossa. «Ma serve altro personale nella Microbiologia, soprattutto in vista di una fase di attivazione dei test sierologici: il nostro laboratorio andrà potenziato, sia da medici, sia da tecnici, per far fronte alla mole di lavoro, sicuramente elevata, che ci si aspetta nelle prossime settimane».

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