Papa Giovanni, più dimessi che ricoverati
È la prima volta dall’inizio dell’emergenza

Per la prima volta dallo scoppio dell'epidemia di coronavirus, intorno al 21 febbraio, le cifre dei nuovi ricoveri di malati Covid-19 sono inferiori a quelle dei dimessi.

I primi, flebilissimi segnali erano stati avvertiti all’inizio della settimana: troppo flebili per essere la conferma di un cambiamento di rotta, sono continuati con il passare delle ore, fino a consolidare la sensazione di un andamento diverso dell’epidemia. Andamento diverso ma costante. Da lunedì fino a giovedì 2 aprile, quando l'esame dei dati riferiti a giovedì e il confronto con il flusso degli accessi al pronto soccorso ha permesso di annunciare che all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, per la prima volta dallo scoppio dell'epidemia di coronavirus, intorno al 21 febbraio, le cifre dei nuovi ricoveri di malati Covid-19 sono inferiori a quelle dei dimessi, delle persone guarite o trasferite nelle Rsa e nelle altre strutture territoriali per assistenza a bassa intensità.

«Lo diciamo con cautela, ma è un dato che sicuramente va rimarcato: questa è la prima volta, in assoluto, che accogliamo meno persone bisognose di ricovero per complicanze da coronavirus di quante invece escono dall’ospedale con diagnosi di guarigione o di remissione. E al netto dei deceduti – rimarca Fabio Pezzoli, direttore sanitario dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo –. La leggerissima, quasi impercettibile flessione nei ricoveri era stata già riscontrata, con numeri bassissimi, era evidente, già nella giornata di lunedì, analizzando le cifre riferite a domenica scorsa. Una tendenza che si è andata consolidando. E le cifre di ieri ci hanno attestato che i nuovi ricoveri si erano fermati a 20, mentre le dimissioni dall’ospedale erano superiori, 24 in tutto. Nel dettaglio 4 persone uscite dall’ospedale guarite e altre 22 sensibilmente migliorate, tanto da poter essere ospitate per la convalescenza nelle Rsa o in strutture di accoglienza approntate sul territorio».

Il calo dei ricoveri è affiancato da un cambiamento negli accessi al pronto soccorso del Papa Giovanni. «Esatto: sempre nella giornata di ieri (gioved’ 2 aprile, ndr) gli accessi totali al pronto soccorso sono stati una settantina, per essere precisi 38 accessi riguardavano persone con sospetto Covid o già malate, – specifica Pezzoli –  mentre altri 30 invece sono stati gli accessi per altre patologie. Insomma, stiamo riprendendo l'attività anche riferita a ricoveri, diciamo così, ordinari, rispetto alla pandemia. Questo non significa che si può abbassare la guardia, anzi. Va evitato e scongiurato qualunque fenomeno di rebound nei prossimi giorni, bisogna restare sulle barricate e verificare gli andamenti almeno per le prossime due o tre settimane. Il nostro ospedale resta e resterà per diverso tempo un caposaldo nella lotta al Covid, non si dimentichi che abbiamo ancora ben oltre 400 persone ricoverate per Covid-19. E molte sono gravi: la Terapia intensiva di fatto è ancora satura, , con oltre 90 malati Covid. La permanenza in Terapia intensiva è molto prolungata, dai 15 giorni in su, e stiamo assistendo, tra i casi recenti, a situazioni più complesse».

Intanto, proprio per alleggerire la pressione sulla Terapia intensiva, continuano i trasferimenti dei pazienti dal Papa Giovanni verso altre strutture: altri 4 malati sono stati spostati nei reparti ad alta intensità di cura di ospedali tedeschi, a Monaco. I trasferimenti avvengono attraverso il coordinamento della Cross, la Centrale remota di operazioni soccorso sanitario (Cross) di Pistoia, con velivoli o dell’Aeronautica militare italiana o della Lutwaffe come è avvenuto giovedì 2 aprile da Orio al Serio e anche nei giorni scorsi, con altri 6 pazienti spostati a Bonn, Bochum, Lipsia e Colonia.

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