«Pensiamo anche agli “angeli” di serie b»
La paura nel commercio e nei servizi

Dalle cassiere agli addetti alle pulizie. «Le aziende devono accettare il confronto e i solleciti fatti dai lavoratori». Il 30% degli addetti delle grandi catene di distribuzione sono malati.

«In una situazione di emergenza alcuni servizi devono essere garantiti, ma per garantire questi servizi ci deve essere altrettanta attenzione a chi li eroga». Le categorie del terziario di Bergamo (Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil) non ci stanno a vedere bypassati criteri di sicurezza nel nome del servizio inderogabile: «Anche perché non stiamo parlando di medicinali salvavita, ma di latte, pane e zucchero, assolutamente indispensabili, ma che non si esauriranno e siamo sicuri che in nessuna casa ci sia penuria di alimenti».

La salute dei lavoratori dei supermercati, «angeli di serie b, nelle giornate del Covid», è uno dei temi all’attenzione delle organizzazioni sindacali, che quotidianamente trattano con il governo le misure di volta in volta necessarie o indispensabili per intervenire. «Si chiudono le fabbriche dove non c’è la ressa, scelta assolutamente responsabile, e non si pensa di permettere le chiusure la domenica ai supermercati, come richiesto dalle federazioni nazionali dei sindacati lo scorso 13 marzo con una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Anche qui, la penuria di personale inizia a farsi sentire: il numero degli addetti inizia a farsi insufficiente per gestire gli assalti della spesa, opera di gente assolutamente irresponsabile. Il 25-30% dei dipendenti delle grandi catene è a casa malato, o in quarantena per la convivenza con un positivo, e chi rimane è costretto a turni pesanti e lunghi»

«In questa situazione pure noi siamo in prima linea. E abbiamo paura – dice una cassiera di un supermercato -. Nelle emergenze come questa, la gente è capace di tirare fuori il meglio e anche il peggio, e noi nel volgere di cinque minuti ci troviamo a affrontare persone assolutamente rispettose e educate e altre che non accettano alcuna disposizione e se la prendono con noi, solo perché chiediamo di rispettare il turno, di prelevare il carrello, di non accalcarsi di fronte a un bancone».

Nei settori del terziario, oltre al commercio, sono ritenuti indispensabili i servizi alla persona, il lavoro nelle case di riposo, la vigilanza, le pulizie e le sanificazioni, tutti servizi che vengono svolti prevalentemente con il pubblico, il cliente o l’ assistito.

Anche nei servizi di pulizia, gli addetti lamentano «uno sforzo fisico enorme per sopperire alle richieste non ordinarie di pulimento. Tutto questo – racconta una lavoratrice - da fare nelle ore ordinarie di lavoro e non in eventuali ore supplementari. Le aziende non hanno messo a disposizione squadre speciali di sanificazione, ma si avvalgono solo delle lavoratrici in forza. Dobbiamo fare un uso esagerato di prodotti senza avere la protezione necessaria. Non abbiamo mascherine, ma dobbiamo usare cloro in abbondanza, andando incontro a serie malattie professionali. La nostra stanchezza sta raggiungendo il limite umano di sopportazione».

La sicurezza viene poco rispettata anche nel campo della sicurezza. “Sono una guardia giurata e non ci esimiamo dal compiere il nostro dovere, ma come tutti coloro che ad oggi stanno lavorando, siamo maggiormente esposti al rischio di contagio. La preoccupazione è tanta, soprattutto al termine del servizio, al rientro a casa dai nostri cari. Le mascherine e le protezioni sono difficili da reperire, così ci viene detto, perciò lavoriamo con i mezzi a disposizione, confidando nel buon senso e nell’ osservanza da parte di tutti i cittadini delle misure imposte”.

“Nel protocollo di regolamentazione che governo e sindacati hanno condiviso sabato notte – ricordano i segretari di FILCAMS FISASCAT e UILTUCS - vi sono alcuni richiami un po’ più adeguati alle tipologie di lavoro nei nostri settori. Tutto ciò però ha necessità di essere calato nelle realtà lavorative: il senso è che non tutto è codificabile in un protocollo, serve un alto senso di responsabilità. Troppe volte abbiamo avuto risposte sommarie dalle aziende, troppo spesso c’ è stato risposto che si attenevano strettamente alle disposizioni, troppo spesso, anche dove le aziende si dichiaravano disponibili a procurare dispositivi alla sicurezza, anche oltre quelli obbligatori, questi non si trovavano sul mercato”.

“In questa situazione le aziende dovrebbero accettare il confronto e i solleciti fatti dai lavoratori e da chi li rappresenta, nascondersi dietro alla semplice dichiarazione “faccio ciò che la legge mi impone” è sbagliato e pericoloso. Inoltre, stiamo riscontrando in gran parte delle aziende, in particolare nella grande distribuzione e nelle mense, una condizione di non ottemperanza alla normativa (assenza di barriere fisiche in caso di distanza inferiore al metro) con potenziali gravi pericoli in particolare per gli addetti alle casse. Inoltre, rileviamo anche l’assenza della minima tutela aggiuntiva, come una mascherina o un paio di guanti, che rendano più protetti tutti i lavoratori addetti al contatto con il pubblico e gli addetti alla vigilanza, alle pulizie, alla distribuzione pasti in strutture pubbliche e private.

Reputiamo gravissima questa condizione e sollecitiamo urgentemente le aziende ad attenersi scrupolosamente alle disposizioni a tutela della salute previste e a compiere uno sforzo maggiore per la tutela della salute dei lavoratori. Non è sufficiente limitare gli accessi, è indispensabile intervenire seriamente su tutti i reparti più critici, in ogni luogo di lavoro, al fine di contenere il dilagare del virus e garantire, dove necessario, la giusta distanza tra le persone.

E bisogna anche andare oltre: la situazione implica responsabilità da parte di tutti; trovare soluzioni e strumenti adeguati ai rischi reali delle varie realtà. Le cassiere che da settimane hanno avuto stretto contatto con il pubblico, le lavoratrici delle pulizie a cui spesso viene dato il compito di sanificare, le operatrici delle varie case di riposo…. c’ è necessità di condividere le problematiche e trovare soluzioni”.

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