Francesco, Angelo e i tanti partigiani
che il covid si è portato via

Il covid è diventato anche una minaccia per la memoria vivente della Resistenza, lo sottolinea l’Anpi: «Molti in tutta Italia i partigiani stroncati dal coronavirus». Anche a Bergamo paga un prezzo altissimo: Francesco, testimone oculare della battaglia di Fonteno, Angelo di Pontirolo e molti altri in tutta Italia.

C’è anche la memoria ancora vivente della Resistenza, tra gli anziani sotto attacco del coronavirus: i partigiani, che nella generazione più colpita nell’emergenza contano molte vittime. «Esiste il rischio che la memoria si sfilacci - avverte Roberto Cenati dell’Anpi di Milano -. Ed è compito nostro tenerla viva e legata alla conoscenza della storia». A Bergamo, una delle province epicentro del covid, «dal 15 febbraio ad oggi sono scomparsi 15 tra partigiani, patrioti e benemeriti», racconta Mario Magistrati dell’Anpi.

Tra i nomi più significativi cita Pierina Vitali, 96 anni, dell’86esima brigata Garibaldi ’Issel’ in Val Taleggio, «una coraggiosa staffetta partigiana - racconta -, figura particolarmente importante perché grazie a lei si riuscì ad arrestare un ufficiale tedesco. Poi venne scoperta e torturata a lungo perché rivelasse i nomi». Non parlò. Pierina - chiarisce la famiglia - è scomparsa in questo terribile momento anche se il suo decesso non è stato dovuto a Covid-19.

E staffetta fu Francesco Nezosi del 1930, testimone oculare della battaglia di Fonteno il 31 agosto ’44. Solo a gennaio collaborava a un progetto con Anpi per costruire un sentiero didattico sui luoghi della battaglia di Fonteno. «Era attivissimo, stava molto bene e aveva voglia di trasmettere la storia, la resistenza e la difesa dei valori della costituzione».

Angelo Legnani, classe 1925, 171esima Sap Garibaldi a Pontirolo, scomparso anch’egli in questi giorni di pandemia, «al 70esimo anniversario fece un discorso molto appassionato che si concluse con un monito - ricorda Magistrati -: «Siamo chiamati a difendere le conquiste della Resistenza: un Paese senza memoria è un paese senza futuro».

Oppure Bruno Codenotti, allora giovanissimo, classe 1929. «Partecipò all’occupazione della Prefettura, insieme agli uomini della Banda Barba, il 25 aprile 1945. Riuscirono a respingere l’assalto di parte della colonna fascista di Resmini in fuga dalla Città», ricorda, «nel dopoguerra a lungo un riferimento per tutto l’antifascismo, coppia indissolubile della Resistenza con la compagna Angelica Casile, ’Coccà, partigiana, scomparsa un paio di anni fa».

A Genova, «nel giro di pochi giorni - racconta Massimo Bisca dell’Anpi provinciale - sono scomparsi Bruno Cristofanini, partigiano a 16 anni di Genova Cogoleto, Nereo Zopp di Sturla e poi personalità molto legate all’Anpi da una vita come Nino Rodà, o Franco Tassistro, molto conosciuto in Valpolcevera». Impossibile a caldo far un elenco esaustivo su tutta Italia.

Cenati di Milano segnala ad esempio la recente scomparsa, non si sa se per covid, di Silvestre Loconsolo, partigiano e poi noto fotografo degli scioperi e delle lotte operaie, 99 anni. Oppure a 100 anni di Giuseppina Marcora, staffetta, cattolica, sorella dello scomparso Giovanni ’Albertinò Marcora, a lungo ministro dell’Agricoltura, e già partigiano. O di Tonino Guerra, “partigiano a Rho aveva 93 anni, era malato da tempo». O ancora Savino Frascari partigiano sull’apennino emiliano, del 1928, trasferitosi nel dopoguerra a Milano. «Fuori Milano è deceduta per covid Gina Saracco del 1926 di Pinerolo, partigiana combattente», o Wanda Canna, staffetta partigiana della Valsesia di 98 anni. «Nel 2016 avevamo conferito i diplomi di partigiani del ministero della difesa a 100 partigiani - ricorda Cenati -. Nel giro di 4 anni se ne siano andati più della metà».

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