«Punto di partenza della svolta
vaccinarsi è giusto e doveroso»

L’infettivologo Bombana: «Il farmaco secondo i dati è altamente sicuro. Iniziare da operatori sanitari e ospiti delle Rsa è già una boccata d’ossigeno».

«La luce dopo l’oblio», nella metafora di Enrico Bombana, infettivologo dell’Asst Bergamo Est, ha iniziato a filtrare per davvero il 27 dicembre, col V-Day. Dal simbolico al concreto, il passo decisivo è ora dietro l’angolo: praticamente questione di giorni - a Seriate, per esempio, l’Asst parte dal 4 gennaio - e i vaccini inizieranno a essere somministrati alla prima linea della guerra al Covid. Operatori sanitari, medici di base e pediatri, volontari del soccorso, operatori e ospiti delle Rsa. Poi, secondo le priorità, via via tutto il resto della popolazione.

«Ma già partire dagli operatori sanitari e dagli ospiti delle case di riposo può essere la prima vera boccata d’ossigeno nella lotta al virus - riflette il medico -, perché queste due categorie sono state le più esposte nella prima ondata. Il personale sanitario, peraltro, serve per garantire continuità negli ospedali. I due mesi che abbiamo davanti sul fronte delle vaccinazioni possono rafforzare due dei cardini più delicati per affrontare una nuova ondata di contagi».

Che ci sarà, appunto, come conseguenza delle feste. Domanda banale ma fondamentale: cosa rappresenta, oggi, il vaccino?

«È il punto di partenza per la svolta, dopo l’anno che abbiamo vissuto. Vaccinarsi è giusto, anzi è doveroso. È anche un modo di rispettare le vittime, perché loro non hanno avuto la fortuna di non essere contagiati, o anche solo di superare la malattia. Dobbiamo ricordarci da dove arriviamo: insieme agli antibiotici, i vaccini sono una delle scoperte che più ha cambiato la storia dell’umanità».

Qual è la forza di questo nuovo vaccino?

«Sia il vaccino della Pfizer (quello utilizzato in queste prime vaccinazioni, ndr) sia quello di Moderna (nella fase 3 della sperimentazione, ndr) sfruttano una nuova intuizione: usano un pezzo di Rna messaggero che induce il nostro organismo a una risposta immunitaria favorevole. Con una metafora, è come se il vaccino portasse una lettera al nostro corpo con le istruzioni su cosa deve fare. In meno di un anno siamo riusciti ad avere il primo vaccino: una cosa impensabile, frutto delle importantissime risorse investite».

Velocità nello sviluppo e sicurezza. Come si tengono insieme questi due aspetti?

«I dati preliminari di sicurezza sul vaccino si basano su decine di migliaia di persone e su database aggiornati in tempo reale. Il controllo delle autorità è rigido. Segnalazioni di effetti collaterali sono eccezionali, ma fanno comunque parte di tutti i vaccini e di tutti i farmaci. Si contano rare reazioni allergiche; in pochi casi si accusano i classici sintomi come stanchezza, dolore nel punto di iniezione, per qualcuno una lieve febbricola. Decessi non sono stati riportati. Sembra un vaccino altamente sicuro».

Per convincere le resistenze degli scettici, è fondamentale la trasparenza.

«E la trasparenza in questo momento c’è, come mai era accaduto per altri vaccini. L’attenzione è massima: proprio perché siamo di fronte a una novità, occorre togliere quel senso di paura che storicamente c’è dietro i vaccini, sfatando timori che ormai si trascinano da anni».

E quando lo scetticismo è tra gli operatori sanitari?

«Proprio perché siamo operatori sanitari, perché lavoriamo a stretto contatto con i pazienti, perché abbiamo accesso alle maggiori informazioni e conoscenze scientifiche, queste paure da parte della nostra categoria sono inaccettabili. Dobbiamo sapere che possiamo anche essere veicoli d’infezioni su persone fragili, pensiamo ai malati oncologici o ai bambini oncoematologici con difese immunitarie basse, e per questo abbiamo un dovere. Un dovere che è doppio: proteggere noi stessi e le persone con cui lavoriamo quotidianamente. Nessuno di noi, peraltro, vorrebbe che un proprio familiare fosse a contatto con un medico col rischio di essere contagiato. Dobbiamo essere d’esempio: qui vedo comunque senso di responsabilità e un’alta preadesione alla campagna vaccinale che sta partendo».

Dal punto di vista epidemiologico, cosa ci dicono i numeri di questi giorni di feste?

«I numeri mostrano un aumento, finora contenuto. Dal punto di vista clinico, l’incremento è per il momento lieve, ma comunque c’è. Ci si deve aspettare una terza ondata di contagi, piccola o grande non si può dire, per ora. Il rialzo dei contagi sarà il risultato dello shopping, dei pranzi e dei cenoni: che comunque, per quanto contenuti, in questi giorni di feste ci sono stati. Il virus ha trovato di nuovo una porta d’ingresso nella nostra comunità: sulla portata di questo incremento, dobbiamo attendere i classici 14 giorni di incubazione».

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