Raccolta Caritas per l’Ucraina: anche il Consorzio pasticcieri entra nella cordata della solidarietà

«Un aiuto per l’Ucraina» Bonati (Consorzio artigiani): sarebbe interessante riflettere anche su dei programmi di inserimento lavorativo.

Un’altra soglia è stata ormai raggiunta: con il totale fissato a 899.676 euro la sottoscrizione «Un aiuto per l’Ucraina» promossa dalla Caritas diocesana insieme a «L’Eco di Bergamo» e alla Fondazione della Comunità Bergamasca, punta dritto al milione. Un obiettivo da superare il più presto possibile, anche prima della fine del mese. Continua intanto ad allargarsi la compagine degli enti e delle associazioni che hanno aderito alla raccolta: dopo l’entrata, due giorni fa, del Consiglio Notarile di Bergamo, giovedì 24 marzo è stato annunciato anche l’ingresso del Capab, il Consorzio dei Pasticcieri Artigiani Bergamaschi. Della cordata fanno parte anche Ascom Confcommercio, Bergamonews, Confindustria, Confcooperative, Università degli Studi e Ance, l’associazione nazionale dei costruttori edili.

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La storia degli artigiani pasticcieri di Bergamo è piena di solidarietà: «Siamo legati da sempre alle attività del territorio – dice il presidente Andrea Bonati –. Negli anni ’90 fu cucinata la crostata di frutta più grande del mondo per sostenere l’associazione Paolo

Belli, mentre nel 2001 fu realizzato un uovo di Pasqua da guinness dei primati, sempre per beneficienza. Chiedere ai consorziati di impegnarsi in altre questioni, rispetto al loro lavoro, non è facile, ma tutti si sono dichiarati disposti a sostenere le opere di carità legate alla provincia di Bergamo. Per questo, dopo aver contribuito l’anno scorso all’apertura dell’hub vaccinale di Sant’Omobono, ora abbiamo deciso di aderire a questa raccolta fondi, anche in considerazione del fatto che tante persone saranno ospitate sul nostro territorio. In questo modo vogliamo essere più vicini, sia a coloro che aiutano, che ai profughi accolti nelle nostre comunità».

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Il soggiorno delle famiglie ucraine nelle strutture messe a disposizione in Bergamasca rischia di protrarsi anche dopo la fine della guerra: «Sarebbe interessante – dice Bonati – riflettere su programmi di inserimento lavorativo Noi siamo sempre attenti e operativi; intanto comunicheremo la nostra adesione alla raccolta ai soci anche attraverso i nostri canali social».

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